Roma, 10 giu. (LaPresse) – Si aprirà domani alle 13 in giunta per le Autorizzazioni della Camera l’iter parlamentare sulla richiesta d’arresto per Giancarlo Galan, deputato di Forza Italia e presidente della commissione Cultura, trasmessa a Montecitorio dalla procura di Venezia il 3 giugno scorso, nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte tangenti negli appalti per la realizzazione del Mose. L’esponente azzurro, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, è accusato di dal giudice per le indagini preliminari, Alberto Scaramuzza, di corruzione perché ha compiuto, nel periodo che va dal 2005 al 2011 “atti contrari ai suoi doveri” essendo all’epoca dei fatti governatore della Regione Veneto.
“UNO STIPENDIO ANNUALE DI UN MILIONE”. In sintesi, riporta sempre il documento dei magistrati, Galan ha ricevuto “uno stipendio annuale di circa un milione di euro” e nel dettaglio “900mila nel periodo tra il 2007 e il 2003 per il rilascio dell’adunanza della Commissione di Salvaguardia del 20 gennaio 2004, del parere favorevole e vincolante al progetto definitivo del sistema Mose” e “900mila euro nel periodo tra il 2006 e il 2007 per il rilascio nell’adunanza del 4 novembre 2002 e del 28 gennaio 2005 del parere favorevole della Commissione Via della Regione del Veneto, sui progetti delle scogliere esterne alle bocche di porto di Malamocco e Chioggia”.
Galan, secondo quanto riportato dall’ordinanza di custodia cautelare, avrebbe ricevuto i soldi da Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova, che si era accordato con altri indagati “principali consorziati” del Cvn e “precisamente con Alessandro Mazzi, Piergiorgio Baita, Stefano Tomarelli e Pio Davioli”.
“DISEGNO CRIMINOSO PER AGEVOLARE L’ITER DEI PROJECT FINANCING”. Un “disegno criminoso” scrive il gip quello messo in campo da Galan da Renato Chisso, assessore regionale alle infrastrutture, e dallo stesso Mazzacurati “al fine di agevolare l’iter procedimentale dei project financing – si legge nell’ordinanza – presentali da Adria Infrastrutture S.p.A, accelerando le procedure di approvazione, fornendo informazioni riservate e inserendo nelle posizioni chiave della struttura organizzativa regionale persone a loro legate e di gradimento dei vertici di Adria e Gruppo Mantovani”.
“MAZZETTE ANCHE DOPO LA FINE DEL MANDATO”. Secondo la procura di Venezia “il meccanismo punto che a volte la mazzetta viene pagata anche quando il pubblico ufficiale corrotto ha cessato l’incarico o quando il politico ha cessato il suo ruolo a livello locale” una sorta di “rendita di posizione che prescinde dal singolo alto illecito commesso e che trova giustificazione solo nel ruolo rivestito dal pubblico ufficiale e nella possibilità, che egli comunque mantiene, di poter influire sfruttando le proprie conoscenze e relazioni personali con i funzionari che permangono in servizio”. Il meccanismo arriva al punto di “integrare in un’unica società di corrotti e corruttori”. Il gip scrive anche che lo stesso Galan “chiede di partecipare finanziariamente alla ristrutturazione della sua villa in campagna assegnando i lavori a un architetto di fiducia tramite la Mantovani. Lavori e assegnazioni che durano diversi anni”.
“UFFICI PUBBLICI ASSERVITI AL GRUPPO CRIMINALE”. Si intrecciano negli affari di Galan, secondo quanto riportato dall’ordinanza, anche quelli dell’ex generale della guardia di finanza Vincenzo Spaziante, i dirigenti del magistrato delle acque Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva, tutti indagati insime a Chisso e Mazzacurati. Secondo il gip infatti “ciascuno di essi, per anni e anni, ha asservito totalmente l’ufficio pubblico che avrebbe dovuto tutelare, agli interessi del gruppo economico criminale, lucrando una serie impressionate di benefici personali di svariato genere”. Nello specifico Spaziante, in qualità “di Generale di Corpo d’Armata della Guardia di Finanza” tendeva ad “influire in senso favorevole sulle verifiche fiscali e sui procedimenti penali aperti nei confronti del Consorzio Venezia Nuova”. Spazianti avrebbe quindi ricevuto 500mila euro divisa anche con Marco Milanese e Roberto Meneguzzo, AD di Palladio finanziaria.