(Dalla nostra inviata Donatella Di Nitto)

Roma, 28 mag. (LaPresse) – Nessuna continuità dinastica in Forza Italia, “il leader di Forza Italia sono io e resto io a guidare il partito”. Silvio Berlusconi è perentorio nella sede del partito in piazza San Lorenzo in Lucina, dove ha convocato il comitato di presidenza di Forza Italia per analizzare il flop di consensi alle elezioni europee di domenica scorsa. Basta quindi con Marina o Pier Silvio o Barbara. “per favore non parliamo più dei miei figli. La questione della successione dei miei figli è chiusa”. Il leader azzurro arriva nella sede del partito in macchina e contro ogni aspettativa si ferma, abbassa il finestrino e si concede al noto disturbatore o meglio presenzialista tv Nichi Giustino per un video e una stretta di mano, filmato che finisce subito su YouTube.

Berlusconi poi risponde ai giornalisti che approfittano del fuoriprogramma: “Sto bene, parlerò dopo”. Sul tavolo del comitato di presidenza quel 16,8% che pesa come un macigno. “Pensavo di superare il 20 per cento – ammette – per l’entusiasmo che trovavo e trovo in giro quindi sono deluso”. L’analisi del voto, infatti, affidata a Denis Verdini, parla chiaro: una piccola percentuale dei voti di Forza Italia, il 2,5-3%, sarebbe andata al Nuovo centrodestra, alcuni anche a Fratelli d’Italia e circa 296mila alla Lega Nord. Molti, ma la situazione non è catastrofica, i voti persi nell’astensionismo ed è proprio su questa fetta di elettorato che Berlusconi vuole puntare per riconquistarne la fiducia. La strada è quella dei congressi comunali, quella del contatto con la gente e sopratutto quella più volte indicata dal consigliere politico, Giovanni Toti, e quindi quella di dare al partito facce nuove programmi, nuovi e nuove idee.

A Toti e Alessandro Cattaneo Berlusconi affida il compito di trovare e far crescere i giovani del futuro di Forza Italia. Una soluzione, racconta chi ha partecipato alla riunione, che non è stata accolta con entusiasmo da Raffaele Fitto. E’ necessario però attrezzarsi per rafforzare il partito in vista di quel voto politico che, ne è certo Berlusconi, ci sarà al massimo tra un anno. L’unica possibilità è infatti quella della coalizione “non subito e non con tutti. Con la Lega sì” ribadisce il presidente. Primo passo, la conferenza stampa di domani alle 17 a Montecitorio con il leader del carroccio Matteo Salvini, dove Berlusconi firmerà i referendum, forse non tutti, che la Lega vuole proporre. Altro scoglio la figura di un leader. Escluso l’ingresso in politica di uno dei figli del Cav, la scelta del leader è fondamentale.

Berlusconi apre quindi alle primarie ma anche qui pone dei paletti, devono essere “di coalizione e non di partito, queste ultime sono un’altra cosa”. L’ex premier infatti negando che non “esiste alcun cerchio magico, perché di magico ci sono solo io” difende la sua leadership e ribadisce “io mi considero un combattente in campo. Prego e spero”. Berlusconi ha anche lanciato un allarme: “Le casse del partito sono vuote, siamo con l’acqua alla gola”. Per questo durante il suo intervento avrebbe invitato tutti a rimboccarsi le maniche e darsi “da fare sul territorio” e “puntare su tesseramento e congressi cittadini”.

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