(di Claudia Luise)
Firenze, 23 mag. (LaPresse) – Dario Nardella, 38 anni, è il candidato a sindaco di Firenze per centrosinistra. Di origini campane, si è laureato in giurisprudenza all’università di Firenze dove ha lavorato come docente. Il suo impegno in politica è iniziato nel 2004 con il Pd. Dal 2009 è stato eletto come consigliere nella giunta di Matteo Renzi. Grande sostenitore e collaboratore fidato dell’ex sindaco di Firenze, è stato nominato vicesindaco e ha preso il suo posto quando Renzi è diventato presidente del Consiglio.
Nel suo programma il primo punto è il ‘piano lavoro’ che prevede 20mila nuovi posti di lavoro a Firenze nel prossimo quinquennio. Come?
“Il piano è legato alla città metropolitana, il nuovo ente introdotto con l’abolizione delle province, ed è un progetto di sviluppo esteso a tutta l’area. Quindi puntiamo sulle opere pubbliche come la tranvia, su cui c’è un investimento da 400 milioni di euro, e l’aeroporto da cui contiamo di ottenere 1.000 nuovi posti di lavoro per ogni milione di passeggeri in più. Inoltre il nuovo stadio porterà altri 2mila posti di lavoro. Poi ci sono i ‘contenitori dismessi’, come le caserme, e abbiamo firmato un piano con il ministro della Difesa Pinotti per 160 metri quadrati di suolo non utilizzato. In totale con questi interventi prevediamo di attivare 10mila posti da lavoro. Altri 10mila sono legati al progetto di potenziamento dei servizi, a partire dal commercio nell’area Nord ovest come i negozi vicino al nuovo stadio. Poi c’è il turismo. In cinque anni abbiamo sempre registrato il segno positivo e contiamo di sostenere nuova occupazione con i settori fieristico e alberghiero e con i grandi eventi. Solo il G8 del 2017, secondo l’Irpet, porterà 1.600 posti”.
Nel suo programma c’è anche la promessa del credito di imposta del 50% alle nuove aziende che assumono e decidono di produrre a Firenze.
“E’ una misura per attirare nuovi investimenti. Usiamo le imposte locali come leva per dimezzare la tassazione. Quindi, ogni 2 euro di tasse locali versate ne restituiamo 1”.
Sulle sue spalle ricade l’eredità pesante di Matteo Renzi. Qual è un provvedimento dell’ex sindaco che non le è piaciuto?
“Merita di essere corretta la riforma dei quartieri. Credo siano stati indeboliti troppo, non ne abbiamo capito l’importanza ad esempio per gli anziani. Dobbiamo dare ai quartieri risorse umane ed economiche e incrementare i servizi, come lo sportello unico che deve essere presente in ogni zona”.
E il provvedimento di Renzi che ha più apprezzato?
“La pianificazione urbana, il piano ‘Consumi O’ che scommette molto sulla riqualificazione della città senza usare altro cemento. Abbiamo 1 milione e 400mila metri quadrati senza anima che sono vecchie caserme, uffici e aziende in disuso. Quindi voglio proseguire sulla strada della rigenerazione del nostro patrimonio con un progetto di social housing e agevolazioni per le famiglie. Così ripopoleremo Firenze e puntando su servizi, cultura e commercio spingeremo 15mila giovani a vivere nella nostra città”.
Cosa risponde a coloro che polemizzano sull’affitto dei beni pubblici ai privati?
“Difendo il principio, possiamo affittare ai privati i nostri beni culturali se manteniamo gli introiti sul territorio e diamo regole certe? Io dico di sì. Per tutelare il nostro patrimonio servono soldi e non sempre li abbiamo. Questo è un modo per non alzare le tasse ma serve moltissimo rigore e la finalizzazione. Se un privato paga deve pagare tanto”.
Come intende ridurre la burocrazia?
“La burocrazia deve essere snella. La città metropolitana non deve essere un nuovo ente che si somma agli altri. Quindi intendo vincolare i premi di produttività dei dirigenti pubblici alla semplificazione burocratica. Chi semplifica di più e meglio ottiene un premio più grande”.
Cosa farà nel caso non venisse eletto sindaco?
“Per candidarmi a sindaco mi sono dimesso dalla Camera. Se non dovessi essere eletto tornerò a fare il mio lavoro all’università. Credo sia importante, così devono comportarsi i politici per dare l’esempio”.