(di Elisa Sola)
Torino, 22 mag. (LaPresse) – Cuneese doc ed ex democristiano, classe ’63, esponente di spicco del centrodestra: è Guido Crosetto, candidato di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale per la presidenza della Regione Piemonte.
Qual è la priorità per il Piemonte e i piemontesi?
“Non ho il minimo dubbio: il lavoro. Con 221mila disoccupati, indice di disoccupazione – il peggiore del nord Italia – al 10,7%, quasi un giovane su due tra i 15 e i 24 anni senza un lavoro e 35mila lavoratori attualmente in mobilità, il Piemonte ha bisogno di una scossa. Sia chiaro, il motore c’è, è potente, ma è attualmente ingolfato. FdI-An ha individuato la strada dello statuto speciale e dell’autonomia regionale come soluzione più concreta per assicurare un miliardo in più di entrate sistemiche a bilancio ogni anno. Questo significa puntare su quei settori forti che possono divenire volano per tutta l’economia del Piemonte, liberare risorse ingenti per puntare su ricerca e innovazione produttiva e spingere le nostre aziende sui grandi palcoscenici internazionali”.
Se sarà eletto, quali sono le prime tre azioni di governo che intende portare avanti?
“Saranno azioni coerentemente legate alla priorità del lavoro. Per prima cosa elimineremo tutte le addizionali regionali che gravano sulle imprese e su chi produce reddito. In Piemonte servono scelte coraggiose che restituiscano fiducia e risorse ad imprese e lavoratori. La ricetta di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale prevede, in caso di nuove assunzioni o di nuove aziende, la sospensione per cinque anni dell’Irap e dell’addizionale Irpef. Quest’ultima, poi, sarà modulata sulla base del quoziente familiare. Il secondo intervento è una riforma organica e finalmente efficace della Sanità che preveda il dimezzamento delle Asl, il blocco del turn over e la massima attenzione alle opportunità derivanti dalla nuova programmazione 2014-2020 per il rinnovamento delle strutture. Il terzo intervento è dedicato all’accesso al credito per le imprese e le famiglie in difficoltà: da un lato il potenziamento dei Confidi e dei fondi di garanzia, dall’altro la trasformazione di Finpiemonte in una grande banca regionale, in grado di ricoprire quel ruolo sociale troppo spesso ignorato dal sistema bancario tradizionale”.
Come futuro presidente di Regione come intende affrontare la questione della Tav?
“Non è questione di essere pro-Tav o no-Tav. Bisogna guardarsi negli occhi e porsi alcune, semplici domande. Il Piemonte punta a crescere o ad implodere? Aspiriamo al benessere o alla decrescita infelice? Ci chiudiamo a riccio o proviamo a cogliere le opportunità del mercato globale? Ecco, la Tav è un passaggio imprescindibile per evitare che i nostri territori siano tagliati fuori dagli scenari economici futuri dell’Europa. Ci sarebbe moltissimo da dire, ma non voglio fare demagogia e, perciò, mi affido ai numeri. Tra gli altri, cito i 2,85 miliardi di quota in capo all’Italia, non certo una cifra che manda gambe all’aria un bilancio statale da oltre 800 miliardi di euro l’anno e un debito pubblico da oltre 2.107 miliardi di euro”.