(di Elisa Sola)
Torino, 22 mag. (LaPresse) – 44 anni, di Cuneo, deputato, viceministro della Giustizia e coordinatore del Nuovo Centrodestra in Piemonte. E per il Nuovo Centrodestra Enrico Costa si candida alla presidenza della Regione Piemonte.
Qual è la priorità per il Piemonte e i Piemontesi?
“Il Piemonte ha perso in 20 anni un terzo del Pil: la priorità è tornare a produrre ricchezza e a dare lavoro, attraverso la difesa dell’impresa privata che oggi affronta una crisi gravissima con uno Stato troppo pesante e invasivo. Anche la Regione nel tempo si è appesantita: ogni anno, centinaia di milioni vengono drenati dalla società piemontese per mantenere la burocrazia regionale, oltre 200 aziende pubbliche, Enti e Fondazioni che hanno invaso il mercato facendo concorrenza impropria all’impresa privata e generando costi e disavanzi insostenibili. Non è vera ricchezza prodotta, è una perversa partita di giro, che si traduce in tasse e debito sui tanti per pagare poltrone e stipendi a pochi”.
Se sarà eletto, quali sono le prime tre azioni di governo che intende portare avanti?
“Primo, un robusto piano di dimagrimento della Regione, per ridare ossigeno a famiglie e imprese. Ridurremo il numero delle direzioni, privatizzeremo le aziende regionali laddove è possibile, dove non è praticabile affideremo l’attività al personale interno: significa risparmiare centinaia di milioni ogni anno e rimuovere quelle interferenze sul mercato che impediscono ai privati di investire e assumere in Piemonte. Secondo, un’azione diretta del governatore per promuovere l’impresa piemontese nei mercati emergenti, che negli ultimi anni hanno controbilanciato la caduta dei consumi del mercato interno. Terzo, agganciare le opportunità, che ci sono, per ricostruire in Piemonte una robusta economia fondata sull’industria ad alto valore tecnologico: il piano straordinario Ue per la reindustrializzazione; la piattaforma logistica retro portuale nel Piemonte orientale, le sinergie con l’Expo in turismo e servizi; i fondi comunitari che le ultime due Giunte hanno usato al 50%”.
Come futuro presidente di Regione come intende affrontare la questione della Tav?
“La Torino-Lione è stata approvata dai parlamenti e dalle assemblee locali elette dai cittadini ed è da vent’anni un impegno recepito nei documenti dell’Unione europea per decisione dei nostri governi. Non è possibile lasciar passare il principio che una minoranza violenta prevalga sulla legalità democratica. Darla vinta ai No-Tav significa precipitare le nostre comunità in una giungla dove vige la legge del più forte. Mi sembra peraltro evidente che il collegamento ferroviario tra la seconda e la terza economia dell’Eurozona non può rimanere fermo alle caratteristiche tecniche del 1871”.