Arrestato l’ex ministro Claudio Scajola. La Dia: Aiutò latitante a fuggire

Reggio Calabria, 8 mag. (LaPresse) – La Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria, coadiuvata dai centri operativi e sezioni Dia di Roma, Genova, Milano, Torino, Catania, Bologna, Messina e Catanzaro, sta procedendo all’esecuzione di 8 provvedimenti restrittivi. Tra gli arrestati figurano l’ex ministro Claudio Scajola e la sua segretaria, Roberta Sacco, Martino Politi, Antonio Chillemi e personaggi legati al noto imprenditore reggino ed ex parlamentare del Pdl Amedeo Matacena, colpito dal provvedimento restrittivo insieme alla moglie Chiara Rizzo e alla madre Raffaella De Carolis. Matacena è latitante in seguito a una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Gli arrestati sono gravemente indiziati a vario titolo di averlo agevolato nel nascondere la reale titolarità e disponibilità dei suoi beni, nonché di aver favorito la sua latitanza all’estero.

Sono in corso numerose perquisizioni in Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Calabria e Sicilia, oltre a sequestri di società commerciali italiane, collegate a società estere, per un valore di circa 50 milioni di euro. L’operazione in corso si colloca nell’ambito dell’indagine denominata ‘Breakfast’, che da più di due anni vede impegnata la Dia di Reggio Calabria nella ricerca dei reinvestimenti di capitali illeciti movimentati dalla ‘Ndrangheta in Italia e all’estero.

BERLUSCONI ADDOLORATO PER ARRESTO. “Non so per quali motivi la Dia possa averlo arrestato ma ne sono addolorato”, ha commentato Silvio Berlusconi, intervistato da Radio Capital, alla notizia del fermo di Scajola. “Non è stato candidato – ha spiegato Berlusconi – perchè a seguito di un sondaggio abbiamo capito che la sua candidatura ci avrebbe fatto perdere punti”.

RAPPORTI “QUASI FAMILIARI” TRA SCAJOLA E MATACENA. “Siamo orgogliosi di questa operazione”, ha detto il direttore della Dia, Arturo De Felice, durante una conferenza stampa a Reggio Calabria. Un’operazione, ha rimarcato, condotta con “organici ridotti”. Dalle indagini è emerso ripetutamente come Scajola fosse in rapporti strettissimi con Matacena e la moglie per favorire la sua latitanza. Rapporti “quasi familiari”, ha spiegato il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, “non sappiamo il motivo di un rapporto così stretto nè l’origine”.

“Aspettiamo sempre l’esito processuale per gioire del nostro risultato”, ha precisato De Raho, ma “ci muoviamo in un quadro indiziario grave”. “Colpisce tutti – ha affermato – come una persona che ha ricoperto nel nostro Paese ruoli di responsabilità possa occuparsi di una persona condannata che si è rifugiato all’estero per sfuggire alla pena”. Un condannato in via definitiva a 5 anni, è stato rimarcato più volte, per associazione mafiosa.