Riforme, stallo in commissione Senato: non c’è accordo tra relatori

Roma, 6 mag. (LaPresse) – Nessun testo base e nessun ordine del giorno, in commissione Affari costituzionali del Senato viene rimandato tutto a stasera alle 20.30. Non c’è intesa infatti nell’organismo presieduto da Anna Finocchiaro a iniziare dal testo base da presentare sulla riforma del Senato e del Titolo V. A questo si aggiunge la mancata condivisione da parte dei due relatori, Finocchiaro e Roberto Calderoli, sull’ordine del giorno da presentare al provvedimento, un odg che dovrebbe raccogliere le posizioni emerse questa mattina nel corso del dibattito tra i senatori. Per l’esattezza però un ordine del giorno è stato presentato, questa mattina, dallo stesso relatore di minoranza, Calderoli, all’insaputa della collega e relatrice Finocchiaro. Gesto che la stesa senatrice Dem, riferisce il capogruppo di Forza Italia, Paolo Romani, ha bollato come “sgarbo istituzionale”. La presidente quindi, non condividendo “forma e contenuti” del documento leghista, ha deciso di prendersi qualche ora per cercare una quadra con lo stesso Calderoli, con la speranza che quest’ultimo ritiri il suo documento, e che la commissione a partire da questa sera possa lavorare su “un testo dei relatori che riassume il dibattito e le indicazioni dei gruppi”. Oltre al mancato accordo tra i due relatori la faccenda si complica proprio nel cuore dei lavori in commissione. Il Partito democratico e lo stesso Nuovo centrodestra vogliono partire dal testo approvato dal Consiglio dei ministri, migliorabile grazie a un odg condiviso dei due relatori. L’opposizione, compresa Forza Italia, vorrebbe invece un testo unificato tutto nuovo e frutto della discussione in commissione, senza partire quindi dal disegno di legge dell’esecutivo. E per il governo parla proprio Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme, che conferma: “Il testo può essere modificato rispetto alla versione uscita dal Consiglio dei ministri. Il governo è disposto ad accettare modifiche in base alle posizioni emerse dal dibattito in commissione, ma chiaramente non può essere stravolta la filosofa che sta alla base del ddl che è frutto di un’indicazione dei partiti di maggioranza e anche di Forza Italia che ha aderito a un percorso che tiene insieme le riforme costituzionali e la legge elettorale”. Insomma si rallenta, anche se solo di qualche ora, in commissione sulla tabella di marcia dettata dal premier Matteo Renzi, il quale aveva dato come data per l’approvazione in commissione del ddl entro il 25 maggio, mentre in aula il 10 giugno.