Roma, 3 mag. (LaPresse) – “L’idea è quella di una dirigenza dinamica ed esposta alla misurazione della performance dal primo giorno d’incarico. Il ruolo unico senza fasce ci serve per fare vere carriere basate sulle valutazioni incassate, valutazioni che non devono essere sulla persona ma sulla performance dell’ufficio. Si sale se l’incarico è più importante e si può scendere se si viene sostituiti: anche un capo dipartimento può retrocedere se non riesce nei suoi obiettivi”. COsì il ministro della Pubblica amministrazione e della Semplificazione Marianna Madia racconta al Sole 24 Ore la sua visione dei dirigenti pubblici. “Pensiamo a un’osmosi – spiega – tra pubblico e privato che può arricchire la dirigenza. Anche il tetto alle retribuzioni rientra in questa logica. Non è solo un provvedimento preso in tempi di vacche magre: chi lavora bene nell’alta dirigenza dello Stato ha opportunità forti di carriera nel privato ed è giusto che la sua remunerazione abbia un limite”. “Pubblico e privato – dice ancora Madia – devono essere in osmosi: se nel privato rischi il posto quando la recessione colpisce, nel pubblico devi rinunciare a un pezzetto della tua retribuzione di risultato se l’economia arretra. È un nuovo equilibrio di rischio-opportunità che dobbiamo provare a introdurre”.