Roma, 23 apr. (LaPresse) – “Il centrodestra non solo è diviso, com’è evidente, ma soprattutto è privo di una strategia per il futuro”. Con queste parole Sandro Bondi, ex ministro della Cultura nel governo Berlusconi, in una lettera inviata al quotidiano ‘La Stampa’, parla del “fallimento” del centro destra e il suo appoggio a Matteo Renzi. Per Bondi, in Forza Italia, “tutto in fondo è affidato più ancora che nel passato al carisma di Berlusconi, che suscita ancora un forte rapporto con l’elettorato moderato e il cui intuito politico è tuttora capace di produrre esiti inaspettati e sorprendenti”. Ma anche in caso di vittoria, per l’ex ministro, “resta un gigantesco problema che riguarda l’identità del centrodestra in Italia, soprattutto dopo l’insediamento del governo Renzi e il cambiamento profondo di cui l’elezione al soglio pontificio di papa Francesco è solo una delle espressioni”. Bondi cita anche il politologo Piero Ignazi che in un suo libro dal titolo ‘Vent’anni dopo. La parabola del berlusconismo’ sostiene che il berlusconismo terminerebbe sotto il segno di tre fallimenti: la costituzione di un grande partito liberal-conservatore; la modernizzazione del Paese e la rivoluzione liberale.
Nella lettera inviata al quotidiano torinese, Bondi analizza l’ascesa politica di Matteo Renzi. “Renzi – scrive – rappresenta senza dubbio la prima vera cesura nella sinistra italiana rispetto alla sua tradizione comunista. Anzi, la sinistra di Renzi si colloca oltre la tradizionale socialdemocrazia europea, ed è più simile alla sinistra liberal americana di Obama e al nuovo labour party di Blair. Si potrebbe dire che Blair sta alla Thatcher così come Renzi sta a Berlusconi. Con la differenza però che Berlusconi non ha potuto portare a compimento una vera e propria rivoluzione liberale e una necessaria modernizzazione dell’Italia come ha fatto invece la Thatcher in Gran Bretagna, sia nella sfera economica che in quella dei diritti civili”. Per Bondi una grande responsabilità nel fallimento della rivoluzione liberale che voleva fare Berlusconi ce l’hanno i suoi alleati: “da Fini a Casini, da La Russa a Bossi erano tutto fuorché liberali”.
Quindi, per l’ex ministro, “la forza di Renzi nasce in fondo dal fatto di proporsi di realizzare quel cambiamento e quella modernizzazione che il centrodestra non può dichiarare di aver realizzato pienamente”.
Bondi termina il suo intervento con un auspicio. “Mi piacerebbe – scrive – che Berlusconi dicesse chiaramente che se Renzi farà delle cose giuste lo sosterrà e che lo criticherà o lo avverserà con fermezza solo se non manterrà fede alle sue promesse di cambiamento e di modernizzazione dell’Italia”.
Bondi, senatore e coordinatore nazionale del Popolo della Libertà e di Forza Italia, ha iniziato la sua carriera politica come militante della Federazione Giovanile Comunista Italiana e sindaco di Fivizzano per il Partito Comunista Italiano. Il suo ingresso in Fi risale agli anni ’90 e per il partito di Berlusconi ha ricoperto l’incarico di coordinatore nazionale dal 2005 al 2008. Dal 2008 al 2011 Bondi, che è laureato in filosofia e ha scritto libri di poesia, ha ottenuto la carica di ministro dei Beni e delle Attività Culturali. Poi, con la fondazione del Pdl, è diventato uno dei tre coordinatori nazionali, incarico da cui ha presentato le dimissioni, sempre respinte, il 30 maggio 2011 e il 23 maggio 2012. Con lo scioglimento del Pdl nel novembre del 2013 ha aderito a Fi ed è membro del Comitato di presidenza.
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