Di Donatella Di Nitto
Roma, 20 apr. (LaPresse) – Il 20 aprile di un anno fa il Parlamento in seduta comune sancì un fatto storico per la Repubblica italiana: la rielezione di Giorgio Napolitano a capo dello Stato. Mai dal 1948 un presidente della Repubblica aveva replicato il suo settennato addirittura essendo ancora in carica. Con 738 voti Napolitano conquista quindi un altro primato, oltre a quello di essere stato definito più volte “il primo presidente comunista”. Un bis storico arrivato dopo giorni di empasse a Montecitorio, dove l’assemblea non era riuscita a raccordarsi prima sul nome di Franco Marini, partorito dall’accordo tra Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi, e poi su quello di Romano Prodi, nome che aveva mandato in frantumi quell’accordo trasversale tra Pd e Pdl.
Il precipitare degli eventi quindi costringe Napolitano a disfare le valigie per rimanere al Quirinale. A 87 anni il presidente aveva più volte espresso il desiderio di lasciarsi alle spalle una presidenza difficile e andare finalmente in pensione, ma probabilmente non doveva andare così. La mattina del 20 aprile salgono, primi fra tutti al Colle, Bersani, Berlusconi, Monti, i presidenti delle Regioni e delle Province per chiedere a Napolitano di sobbarcarsi di un altro settennato. “Sono disponibile, non posso sottrarmi – fa sapere il presidente in una nota poco prima del voto – Ora però serve un’assunzione di responsabilità”.
L’assemblea dei gruppi del Pd accoglie con una ovazione la disponibilità del capo dello Stato alla ricandidatura, anche se dai parlamentari Dem si alzano voci contrarie come quella di Pippo Civati, che non vota contro, ma lascia la sua scheda immacolata. Votano ‘no’ il Movimento 5 Stelle e Sel. Il 22 aprile Napolitano con una cerimonia in perfetto stile ‘spending review’ riceve il suo secondo incarico al Quirinale. Un incarico che più volte Napolitano ha definito “a termine”, come nella lettera inviata al direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, proprio ieri. “Confido – scrive il presidente – che stiano per realizzarsi condizioni di maggior sicurezza, nel cambiamento, per il nostro sistema politico-costituzionale, che mi consentano di prevedere un distacco comprensibile e costruttivo dalle responsabilità, che un anno fa mi risolsi ad assumere entro chiari limiti di necessità istituzionale e di sostenibilità personale”.
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