Roma, 27 mar. (LaPresse) – Roma, 27 mar. (LaPresse) – Fiducia nelle riforme strutturali che il governo di Matteo Renzi ha avviato e comunanza di intenti. E’ questa l’impressione che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha maturato dopo il vertice con il premier italiano a Villa Madama. “Sono favorevolmente impressionato dall’energia e dalla grande visione che Matteo ha portato al suo incarico”, ha detto il presidente Usa in conferenza stampa. “E’ meraviglioso vedere questa nuova generazione di leader che entrano in gioco”, ha aggiunto.
Da parte sua Renzi ha spiegato di considerare Obama “una fonte di ispirazione, un modello da imitare” e ha sottolineato che il legame tra Italia e Stati Uniti “è un punto di riferimento nella difesa dei valori comuni. Le cooperazioni e le partnership” dei due Paesi “spaziano da questioni interne alla vita di tutti i giorni”.
L’INCONTRO TRA I DUE LEADER. Il vertice fra Obama e Renzi ha preso il via con il premier italiano visibilmente impacciato, ma comunque molto professionale, che ha accolto il presidente americano nel piazzale della Rotonda, alla presenza dei lancieri di Montebello. Obama e Renzi hanno poi assistito al saluto militare e si sono fermati per la consueta stretta di mano a beneficio di fotografi e telecamere. Il presidente americano è arrivato all’ultimo appuntamento istituzionale della giornata in ritardo, essendosi trattenuto oltre due ore al Quirinale, con Giorgio Napolitano, più di quanto originariamente previsto dal programma. Anche l’incontro con Papa Francesco è durato più del previsto.
OBAMA: HO INVITATO PAPA NEGLI USA. Il presidente degli Stati Uniti ha iniziato la conferenza stampa congiunta con Matteo Renzi parlando del suo incontro della mattina con Papa Francesco, da lui invitato negli Stati Uniti perché, assicura, “la gente impazzirebbe per vederlo”. “Non ho parlato apertamente dell’Obama care'” con Papa Francesco, ha spiegato, ma “abbiamo discusso della questione con il segretario Parolin, per fare in modo che la libertà di coscienza venga rispettata nel contesto della legge” di riforma sanitaria”. “Ho promesso – ha detto ancora Obama – di tenere aperto il dialogo con i cardinali e i vescovi per trovare il giusto equilibrio” tra legge e coscienza”.
“Il tema che ha legato la conversazione” con Papa Francesco, ha spiegato il presidente Usa, che è stato “commosso dalla compassione del Papa per i poveri e gli ultimi”, “è stata la convinzione che nella politica e nella vita è fondamentale l’empatia, la capacità di mettersi nei panni negli altri, anche se non parlano come te, se non ti assomigliano. Senza empatia è più facile fare le guerre o trascurare i senzatetto. La mia fede cristiana si basa sul trattare gli altri come vorrei che trattassero me”.
VISIONE COMUNE SULL’UCRAINA. Obama ha poi toccato temi caldi del panorama internazionale, a cominciare dall’Ucraina. “Noi faremo tutto quello che possiamo per sostenere l’Ucraina. Penso – ha detto – che sia importante che noi non promettiamo cose che poi non siamo in grado di mantenere. Possiamo fare in modo che il governo ucraino sia stabile economicamente e che le elezioni vadano avanti come previsto”. Anche Renzi, per il quale “la crisi in Ucraina rappresenta una situazione negativa” ha assicurato che “l’Europa ha risposto con un’unica voce, non con voci diverse. Per questo le dichiarazioni venute fuori dal G7 sono decisioni importanti per l’Italia”. L’accordo raggiunto fra l’Ucraina e il Fondo monetario internazionale (Fmi) per un prestito compreso fra 14 e 18 miliardi di dollari, ha spiegato poi Obama, “è un grande passo avanti ed è un segnale concreto che il mondo è unito a fianco di Kiev”. Il presidente ha aggiunto poi che il pacchetto di aiuti sosterrà l’economia di Kiev e risponderà alle necessità di lungo termine dei cittadini.
L’ENDORSEMENT DI OBAMA A RENZI. Parlando di crisi e riforme strutturali in Italia, Obama ha promosso Renzi a pieni voti: “La crescita europea è ancora molto lenta e il tasso di disoccupazione ancora molto alto. Ciascun Paese dovrà affrontare diverse questioni e Renzi lo sa. Penso che Renzi abbia identificato alcune delle riforme strutturali necessarie” per far andare avanti l’Italia e farla uscire dalla crisi. “Ci sono problemi strutturali in questa nuova economia – ha proseguito il presidente Usa – Dobbiamo educare i nostri giovani per far sì che se perdono un posto possano cambiarlo rapidamente. Oggi c’è più attenzione a dare opportunità alle persone in difficoltà, e di questo ne ho parlato con Papa Francesco. Una delle tragedie della disoccupazione giovanile è che la fase” di disoccupazione e di esclusione dell’economia “può durare anche per tutta la carriera”.
RENZI: ORA ‘YES, WE CAN’ VALE ANCHE PER NOI. “Credo che oggi sia stato un appuntamento molto importante per il nostro Governo. Al presidente Obama – ha detto Renzi – vorrei dire che il suo ‘Yes, we can’ oggi vale anche per noi. Adesso le cose le possiamo fare anche noi e non perché altri ce lo chiedono”. Il presidente del Consiglio ha invitato di nuovo il Paese a “pensare un po’ di più al futuro e un po’ di meno al passato”, perché “non abbiamo più alibi. Il primo sforzo dell’Italia è cambiare l’Italia”.
IL NODO DELLA DIFESA. Nodo cruciale dell’incontro tra i due leader quello della difesa, tema sul quale il governo italiano sta ragionando anche in termini di spending review. Ci sono possibilità di risparmi, ha detto Obama, ma “esiste un impegno irriducibile che i Paesi devono prendere”. Da parte sua Renzi ha rassicurato il presidente americano: “Condivido il pensiero del presidente Obama, quando dice che la libertà non può essere considerata gratis, non possiamo lamentarci del dolore del mondo se non ce ne facciamo carico. Per questo l’Italia ha sempre fatto la sua parte negli anni con grande dedizione e impegno”. L’Italia, ha detto Renzi, verificherà “il budget” a disposizione. “Io sono molto realista con i miei partner europei. Noi – ha aggiunto Obama – non pretendiamo che ogni Paese possa fare quello che facciamo noi” però “non possiamo avere una situazione in cui gli Usa spendono consistentemente più del 3% del Pil e potenzialmente di più” ma “proporzionalmente tutti devono fare la loro parte”.