Roma, 10 mar. (LaPresse) – Finisce con una bocciatura in toto da parte della Camera la questione della parità di genere nella riforma della legge elettorale. L’Aula, infatti, ha bocciato tutti gli emendamenti sulla questione: con 335 voti contrari e 227 favorevoli, è stato respinto l’emendamento che prevedeva l’alternanza di genere nella composizione delle liste e anche quello sull’alternanza dei capilista (344 no e 214 sì). Bocciato pure l’emendamento che prevedeva che almeno il 40% dei capilista fossero donne in ciascuna regione. I voti contrari sono stati 298, i favorevoli 253. In tutti e tre i casi il governo si era rimesso all’Aula.
VOTO A SCRUTINIO SEGRETO. Il voto si è svolto a scrutinio segreto, così come richiesto da una quarantina di deputati di Forza Italia, Ncd, Udc e Fratelli d’Italia. Tra loro c’era anche Francesco Paolo Sisto (Fi), che ha poi ritirato la propria richiesta. Al termine delle votazioni, i lavori sono stati sospesi ed è stata convocata la conferenza dei capigruppo. L’esame della riforma elettorale riprenderà quindi domani mattina. La discussione è iniziata alle 18, dopo il rinvio chiesto proprio dal presidente della commissione Affari costituzionali, Sisto, per consentire al comitato dei nove di riunirsi.
PARTITO DEMOCRATICO SPACCATO. Il risultato del voto alla Camera mostra inequivocabilmente una spaccatura all’interno della compagine democratica. I deputati del Pd, infatti, sono 293, ma i voti favorevoli agli emendamenti sono stati decisamente inferiori. Inoltre, hanno appoggiato le quote rosa anche i deputati di Sel e del centrodestra, pertanto il numero dei democratici a favore si assottiglia ancora.
RENZI: PD RISPETTERA’ PARITA’ DI GENERE. Poco dopo i risultati del voto alla Camera, il premier Matteo Renzi affida a Twitter il suo pensiero e cerca di sgombrare il campo dalle inevitabili polemiche. “Il Pd – scrive – rispetta il voto del Parlamento sulla parità di genere, ma anche l’impegno della direzione Pd: nelle liste l’alternanza sarà assicurata”. Anche la presidente della Camera Laura Boldrini – che non ha mai fatto mistero del suo appoggio alla questione – commenta sul social network il voto dell’Aula: “Profonda amarezza per opportunità persa a detrimento del Paese e della democrazia”.
SISTO (FI): PARITA’ DI GENERE E’ ANTICOSTITUZIONALE. Anche all’interno di Forza Italia la questione della parità di genere ha determinato una frattura. Molte le deputate azzurre che hanno votato a favore degli emendamenti (Laura Ravetto è stata la promotrice dell’iniziativa bipartisan con la quale le parlamentari hanno indossato un indumento bianco per sostenere le quote rosa), anche se Sisto aveva espresso un parere nettamente contrario. Gli emendamenti “violano dei precetti costituzionali”, aveva detto in mattinata, citando due sentenze della Corte costituzionale, una del 1995 e una del 2010, secondo le quali le quote di genere non rispetterebbero gli articoli 3, 49 e 51 della Carta.
LE REAZIONI. “Noi abbiamo votato contro le quote rosa – ha detto dopo la bocciatura dell’Aula la deputata del M5S, Azzurra Cancelleri – perché siamo la dimostrazione che non servono regole imposte ma serve mettere nelle condizioni le donne di poter svolgere bene la loro funzione dentro ogni settore lavorativo, non solo il Parlamento”. Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) chiede una “rivoluzione di merito”, non basata sulle quote rosa, ma sulle preferenze e sulle liste elettorali aperte.
Sul fronte Pd, Stefano Fassina e Pippo Civati parlano entrambi del risultato in Aula come di una “vergogna” e Valeria Fedeli e Valeria Valente come di “una sconfitta per il Paese”. Quella di oggi è stata una “occasione persa” per la deputata del Nuovo centrodestra Barbara Saltamartini, mentre per l’azzurra Maria Stella Gelmini “senza quote rosa ci si batte ad armi pari”. Per il leader di Sel, Nichi Vendola, quella di oggi sarà ricordata come “la festa alle donne”. E c’è anche chi, come la democratica Giuditta Pini, si spinge più in là: “Che lo spirito di Lorena Bobbit – scrive su Twitter – accompagni stanotte i colleghi che hanno bocciato l’emendamento”.
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