Roma, 18 feb. (LaPresse) – Matteo Renzi frena sulla squadra di governo e durante la prima giornata di consultazioni incassa il no secco della Lega Nord e di Sel, compensati da un’apertura di Nuovo Centrodestra, a patto che ci sia la stessa maggioranza del governo Letta, in attesa di incontrare domani Forza Italia e Pd. Al termine della giornata tuttavia Renzi pare abbia confidato ai suoi di essere fiducioso anche sulla possibile intesa con Angelino Alfano ma, riferiscono fonti interne al Pd, ha constantemente ripetuto come un mantra “correre, correre, correre”. “Bisogna andare avanti spediti – ha detto ancora Renzi ai suoi – perché la situazione richiede una certa urgenza”. Renzi ha poi sottolineato di essersi appuntato tutto e che ora è necessario più che mai fare i “compiti a casa” specialmente sulle questioni europee.
NUOVO CENTRODESTRA: NO A GOVERNO DI SINISTRA. “Abbiamo ribadito la nostra posizione. Numero uno: No a un Governo di sinistra o di centrosinistra. Noi vogliamo che questo possibile nuovo Governo nasca con la stessa maggioranza del Governo Letta, se si allarga a sinistra a noi non va bene. E’ emerso che Vendola non c’è. Questo scoglio è superato”. Così il leader del Ncd Angelino Alfano al termine delle consultazioni con il presidente del Consiglio incaricato, Matteo Renzi, a Montecitorio. Alfano ha annunciato poi che “abbiamo chiesto e ottenuto che domani pomeriggio si riuniscano” le forze di maggioranza “per vedere se vi è compatibilità tra programmi. Se c’è questa compatibilità si può immaginare un Governo, se non c’è lo spiegheremo agli italiani”. “Alla Giustizia – ha poi specificato – noi vogliamo un garantista. Non potremmo far parte di un governo che metta un giustizialista alla Giustizia”. “Quanto al possibile luogo dell’incontro, “dobbiamo lavorare per trovare un punto di compromesso a favore degli italiani – ha aggiunto – credo che uno dei luoghi possa essere San Macuto tipico delle occasioni bilaterali, ma non sta a me deciderlo”.
LEGA: GUERRA TOTALE SE RENZI RIACCENTRA. Dalla Lega arriva un ‘no’ secco e diretto. “Se il tentativo è di riaccentrare, la guerra sarà totale”, ha dichiarato il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, al termine delle consultazioni. “Noi sfidiamo il governo a completare il processo di autonomia e di valorizzazione dei territori. Noi – ha proseguito Salvini – temiamo che ci sia la voglia di riaccentrare competenze e soldi: così non ci siamo e la Lega è dall’altra parte della barricata”. “Matteo Renzi – ha detto ancora Salvini – ci ha detto che la sua posizione sull’euro è totalmente diversa dalla nostra: questo ci rammarica. Solo la minaccia di un’uscita dall’euro ci permetterebbe di rilanciare l’economia, ma da questo punto di vista Renzi è sull’altra sponda del fiume”.
SEL: OPPOSIZIONE MA NON FAZIOSA. Noi in maggioranza non ci stiamo”, ha detto Nichi Vendola, leader di Sel, al termine dell’incontro con il premier incaricato Matteo Renzi, specificando che “siccome la parola disponibili è diventata sinonimo di attitudini inqualificabili, siamo indisponibili”. “Nasce un governo – ha detto ancora Vendola – che ha la stessa coalizione dei due precedenti, noi siamo indisponibili a partecipare o a contribuire alla nascita di un esecutivo che si fondi sul compromesso tra parti di centrosinistra e parti di centrodestra”. “Abbiamo l’ambizione di essere una sinistra di governo capace di guardare al merito dei provvedimenti. La nostra non sarà un’opposizione faziosa”. “Per noi – ha specificato ancora Vendola – le larghe intese complete o miniaturizzate non sono una risposta ai problemi del paese ma sono una parte dei problemi del paese”.
CENTRO DEMOCRATICO: RENZI E’ ULTIMA SPERANZA. I primi ad incontrarlo sono stati gli esponenti del Centro democratico, Bruno Tabacci, Pino Pisicchio e Nello Formisano. Il nuovo esecutivo, hanno detto al termone del colloquio, è “assolutamente utile per la dimensione di speranza che ha creato nel Paese e per la prospettiva di legislatura che si dà”. “Dobbiamo fare una cosa seria – ha sottolineato Tabacci – perché il paese non può aspettare. Abbiamo augurato al presidente di avere successo perché è l’ultima carta”.
MINORANZE LINGUISTICHE: ASPETTIAMO PER VALUTARE FIDUCIA. “Aspetteremo il passaggio in aula per valutare se dare la fiducia a questo governo”. Lo ha annunciato, Albert Laniece, delle Minoranze linguistiche Val d’Aosta, al termine delle consultazioni con Renzi Secondo Laniece il “colloquio è stato proficuo e abbiamo preso con molta positività il fatto che c’era anche il ministro Delrio, che ha seguito tutte le nostre questioni. Abbiamo avuto da Renzi le rassicurazioni su alcuni punti a noi cari”.
PSI: MAGGIORANZA SIA PIU’ MARCATA DI QUELLA DI LETTA. Per il partito socialista è necessario che il governo di Renzi abbia una maggioranza “più marcata” rispetto a quella dell’esecutivo guidato da Letta e che il “cronoprogramma” sia definito con certezza. Fondamentale, ha spiegato, “è l’agenda delle priorità del governo e Renzi ha riconfermato la scaletta conosciuta del Quirinale, con la partenza immediata della legge elettorale e delle riforme costituzionali”.
FDI: NOSTRA OPPOSIZIONE NON SARA’ PREGIUDIZIALE. “Valuteremo nel merito i provvedimenti. Alcune questioni hanno la nostra netta opposizione, su altre si può discutere”. Così Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, al termine del colloquio con il premier incaricato. “La nostra opposizione – ha aggiunto Guido Crosetto – non sarà pregiudiziale”, ma “responsabile”. “Vedremo – ha poi spiegato Crosetto – se le forze di governo saranno in grado di portare avanti proposte su alcune delle quali anche noi abbiamo un giudizio positivo”.
SCELTA CIVICA: SUBITO PATTO COALIZIONE. “Per noi la condizione di partecipazione a questo governo è che si proceda a una condivisione immediata delle priorità tematiche per il Paese e quindi a un patto di coalizione: tutto questo dovrà avvenire nei prossimi giorni”, ha detto il segretario politico di Scelta civica, Stefania GianninI dopo essere stata a colloquio con Renzi. “Sembra che le nostre priorità coincidano con quelle presidente in carica”, ha aggiunto Giannini. “Noi crediamo che questo patrimonio di entusiasmo debba essere rafforzato da forze politiche che ci mettono la faccia: se le condizioni sono queste ci saremo con tutto il nostro impegno”, ha concluso.
Sembra, secondo fonti autorevoli, che durante l’incontro di ieri fra Napolitano e Renzi, il capo dello Stato abbia preteso che il premier incaricato rifletta bene sulla lista dei ministri. Nessun volo pindarico, ma la necessità di scegliere “persone autorevoli” per dare segnali precisi all’Europa. Fare presto sì, avrebbe spiegato il capo dello Stato, ma senza rischiare di mettere in pericolo la credibilità del nostro Paese a Bruxelles. Insomma a quanto si apprende, Napolitano, avrebbe avvertito il premier incaricato soprattutto sulla scelta del ministro dell’Economia, che deve piacere necessariamente e soprattutto a Mario Draghi. La scelta dovrebbe cadere quindi su un politico più che su un tecnico. Si motiva così la decisione di Renzi di aspettare almeno fino a venerdì per salire al Colle e sciogliere la riserva. Questo però rischia di rallentare e bloccare il Parlamento, dove sono a rischio scadenza ben 5 decreti, e soprattutto rischia di far fallire il primo obiettivo fissato dall’esecutivo del ‘rottamatore’ toscano. Renzi infatti proprio ieri ha annunciato che entro febbraio si sarebbe portata a termine la riforma della legge elettorale. Il mese di febbraio però si concluderà proprio la prossima settimana, quando l’aula di Camera e Senato saranno impegnate per la fiducia al suo esecutivo. La squadra di governo, perciò, non sarà pronta prima di venerdì e il giuramento davanti al presidente della Repubblica dovrebbe essere sabato con relative cerimonie. Slitta così anche la fiducia in Parlamento, che dovrebbe svolgersi a metà della prossima settimana.