Roma, 10 feb. (LaPresse) – “Non possiamo dimenticare e cancellare nulla; non le sofferenze inflitte alle minoranze negli anni del fascismo e della guerra, né quelle inflitte a migliaia e migliaia di italiani. Questa Cerimonia si pone in assoluta continuità con le precedenti, celebrate al Quirinale dal Presidente Napolitano, che ha fatto di questo giorno non una commemorazione rituale ma un momento fondamentale di espressione dell’identità e dell’unità nazionale”. Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso, nelle celebrazioni per il Giorno del ricordo sulle foibe a Palazzo Madama. Presenti anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente del Consiglio Enrico Letta. “Ciascun Paese ha il dovere di coltivare le proprie memorie, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo – ha aggiunto – L’istituzione del ‘Giorno del Ricordo’ vuole essere un modo per affrontare in maniera condivisa le cause e la responsabilità di quanto è accaduto e per superare tutte le barriere di odio, diversità e discriminazione. L’Italia non può e non vuole dimenticare”.

“La storia europea degli ultimi decenni – ha proseguito Grasso nel suo intervento – ha senz’altro contribuito, con l’avanzare del processo di integrazione europea, a ricucire, anche nel quadrante orientale, gli odi nazionali. La Slovenia e la Croazia sono entrate a far parte dell’Unione europea e questo ha avuto un peso determinante nel superamento delle barriere ideologiche all’interno di un contesto, quello dell’Unione, che è per sua natura fondato sul rispetto delle diversità e sullo spirito di convivenza e reciproco scambio tra etnie, culture e lingue diverse”. “Le nuove generazioni slovene, croate e italiane – ha aggiunto – si riconoscono in una comune appartenenza europea che arricchisce le rispettive identità nazionali”.

“Facciamo tesoro del passato per costruire un futuro dove la violenza, l’odio, siano solo un doloroso ricordo – ha detto il presidente del Senato -. Lo dobbiamo a noi stessi, ma soprattutto ai giovani verso i quali abbiamo il compito di trasmettere la conoscenza della storia, seppur a tratti disumana e terrificante, affinché mantengano la memoria facendosi loro stessi testimoni e crescano nel rispetto assoluto e incondizionato della dignità umana”. “Il lavoro della memoria – ha concluso – non ammette distrazioni ma chiede a tutti la massima coerenza per essere sentito e vissuto ogni giorno. Se saremo capaci di costruire il ricordo ogni giorno, e non solo il 10 febbraio, se il ricordo sarà una guida dei nostri comportamenti, vuol dire che avremo compreso le atrocità di quanto accaduto. La verità è dolorosa, ma ci consente di ripartire, di ricominciare per costruire un futuro di comune progresso, in nome della democrazia e della libertà”.

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