Roma, 6 feb. (LaPresse) – E’ il segretario Matteo Renzi ad aprire la direzione del Pd a Roma sulla riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione. Ma l’attenzione è alta su una possibile staffetta fra il premier Enrico Letta e il sindaco di Firenze a Palazzo Chigi per arrivare a fine legislatura. Renzi, però, è cauto e spiega che “il giudizio sul Governo e sui ministri spetta al presidente del Consiglio di ministri. Se ritiene che le cose vadano bene come stanno andando, che vada avanti. Se ritiene che ci siano dei cambiamenti da apporre, affronti il problema nelle sedi politiche e istituzionali, indichi quali e giochiamo a carte scoperte”. D’altra parte il segretario del Pd precisa che il partito non ha mai fatto mancare l’appoggio all’esecutivo e che non è il suo ruolo chiedere un rimpasto.”Io penso – spiega Renzi – che l’idea che uno vince il congresso e il giorno dopo chiede di avere un governo più assomigliante a se stesso, sia un meccanismo che avesse un senso solo nella Prima Repubblica e non adesso”.
Renzi pone poi l’accento sulla riforma della legge elettorale, spiegando: “Con molta franchezza, trovo discutibili alcune reazioni di queste ore e giorni per cui forti di alcuni sondaggi con l’Italicum vince Berlusconi. Le elezioni si vincono o si perdono se si prendono i voti non se si cambia sistema elettorale”. Così il segretario del Pd Matteo Renzi intervenendo nel corso della direzione del partito. “Il consenso – ha aggiunto – non lo portano più i leader. Non è più come 20 anni fa, quando una persona si portava dietro il 2 o il 3%”. E se alle elezioni, con l’Italicum, un’allenza con lo schema del ’94 Berlusconi-Bossi-Casini vincesse, “il problema saremmo noi”.
Renzi chiude la direzione aprendo alla minoranza del Pd: “Io non ho alcun problema nel dedicare una riunione di direzione ad hoc” ai rapporti Pd-Governo. “Io credo che mantenendo l’impegno del 13 sull’Europa, possiamo posticipare la discussione sul Jobs act alla prossima settimana e dedicare la direzione del 20 a una chiarezza su che cosa pensa il Pd sul Governo”.
Seduto in platea ad ascoltare Renzi, anche il premier Enrico Letta, arrivato al Nazareno in anticipo ed entrato utilizzando un ingresso laterale per dribblare i cronisti.Dopo l’intervento di ivan Scalfarotto, il presidente del Consiglio ha deciso di intervenire precisando che “galleggiare non è possibile. Non si può uscire da una situazione di questo genere galleggiando. Tutto voglio tranne che questo”. Letta ha spiegato di essere d’accordo con Renzi sul fatto che “appena è partito un percorso istituzionale efficace, il M5S si è messo di traverso”.Le riforme, ha detto, vanno fatte a “passo di corsa: dobbiamo fare in modo che il simbolo del Pd vada alle europee con il risultato della legge elettorale già archiviato e con un passaggio significativo di queste due grandi riforme approvate in uno dei due rami del Parlamento. E’ questo che i grillini non vogliono e per questo hanno innalzato il livello della tensione”. E sulla legge elettorale, il Pd può essere “protagonista della storia del Paese altrimenti staremo nelle cronache piccole e secondarie. Io credo che siamo tutti qui perché abbiamo l’ambizione di stare nella storia e ci stiamo perché stiamo tutti insieme. La differenza con Grillo è proprio questa, che noi crediamo nei partiti e siamo una comunità”.