Roma, 20 gen. (LaPresse) – Dopo giorni di trattative Matteo Renzi spinge il piede sull’acceleratore, mette da parte le “chiacchiere” da “bar dello sport” e presenta il suo ‘Italicum’ alla direzione del Pd. Distribuzione dei seggi con metodo proporzionale, premio di maggioranza pari al 18% dei seggi in palio (che comunque non può consentire a nessuna lista di ottenere un numero di seggi superiore al 55%) assegnato esclusivamente alla lista o alla coalizione di liste che raggiunga almeno il 35% dei consensi. Secondo turno di ballottaggio (senza possibilità di apparentamenti) fra le prime due liste o coalizioni di liste qualora nessuno raggiunga la soglia del 35%, che attribusce un premio di maggioranza pari al 53% dei seggi al vincitore. Fitta rete di soglie di sbarramento – pari al 12% per le coalizioni, al 5% per le liste coalizzate e all’8% per le liste – non coalizzate ad impedire “il potere di veto dei piccoli partiti”. Questa la riforma del Porcellum targata Matteo Renzi, che ha già ottenuto l’ok di Silvio Berlusconi. E’ solo l’inizio, però. Già, perché, assicura il segretario del Pd, anche grazie al passo avanti straordinario” fatto con l’accordo con Forza Italia “stiamo dicendo agli italiani che con le prossime elezioni non si voterà più per il Senato”.

Il cronoprogramma del sindaco di Firenze è chiaro: entro il 15 febbraio la segreteria “chiude il pacchetto” sulla proposta di riforma della ‘Camera delle autonomie’, in modo da presentare a partire dalla seconda metà del mese il disegno di legge costituzionale, arrivando “entro il 25 maggio alla prima lettura” a palazzo Madama. Parte del ‘pacchetto’, infine, anche la riforma del Titolo V della Costituzione. L’accordo, assicura Renzi “è di portata storica”. “Oggi – sottolinea – noi diciamo ‘ciao ciao’ con la manina a quelli che volevano il ritorno alla Prima Repubblica”. Per arrivare a questo, ammette il segretario Pd, Silvio Berlusconi ha dovuto varcare la soglia del Nazareno, ma tanti tra quelli che hanno criticato l’incontro con il Cav, “hanno fatto di tutto per portarlo a palazzo Chigi. Noi – sottolinea – siamo per farci un accordo sulle regole così in futuro non saremo più costretti a farci un Governo”. “Mi si dice dovevi parlare con Fi, ma non con Berlusconi, ma è una contraddizione in termini. Con chi avrei dovuto parlare? Con Dudu?”, ironizza. Dura, però, è la replica a chi gli imputa la responsabilità di aver ‘resuscitato’ il Cavaliere. “La legittimazione politica di Berlusconi non mi riguarda, non ci riguarda – spiega – Non viene da noi, ma dal sostegno politico dei cittadini. Pensare che ci sia qualcuno che ha resuscitato Berlusconi fa a cozzi con la realtà, con la teologia. Potrà compiacere lui ma fa a cozzi con la realtà. Berlusconi è il capo del centrodestra, riconosciuto da chi sta al Governo e da chi sta fuori”.

Netto anche l’attacco del segretario al M5S. “Fino a quando, caro collega showman – lo apostrofa – ti nasconderai dalle elezioni perché hai paura di perdere come è successo in Trentino tanto che in Sardegna non ti sei presentato? La tua battaglia la stai perdendo perché la politica la cambiamo noi. Perché abbiamo imparato la lezione del 25 febbraio. A rovinare la festa al sindaco di Firenze, però, è la minoranza interna al Pd. “La riforma elettorale non risulta ancora convincente” perché “non garantisce la rappresentanza adeguata” né “il diritto dei cittadini di scegliere gli eletti” né una ragionevole governabilità”, sentenzia il presidente Gianni Cuperlo. Alzare la soglia” per ottenere il premio di maggioranza “almeno al 40% è una battaglia da fare” – insiste – perché dire che non si può toccare una soglia perché tutto si tiene e così salta tutto, inclusa la riforma del titolo V e quella del Senato, non mi pare un buon modo di procedere”. La proposta di Renzi, tuttavia, convince tanti big Dem del passato. Da Franceschini, a Veltroni, da Zanda a Franco Marini. Il Pd resti unito – è il ragionamento – avanti tutta con le riforme. E al momento del voto l’unico che si era detto contrario, il presidente Gianni Cuperlo, va via. Quindi la proposta passa con 111 voti favorevoli, 34 astenuti e nessun contrario.

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