Roma, 16 gen. (LaPresse) – Nessun “rimpastino”, né la volonta “di fare le scarpe a Enrico Letta”, ma la consapevolezza di dover “cambiare il sistema politico” per non venir “spazzati via”. Parla chiaro Matteo Renzi intervenendo alla prima riunione della direzione nazionale del Pd da quando è stato eletto segretario e forte è la sua volontà di tracciare una linea netta che faccia i conti con il passato e segni la rotta per il futuro. Una linea che distingua, severa, un ‘prima’ fatto di “fallimenti” e “figuracce” (“non siamo riusciti a fare legge elettorale, è saltata l’ipotesi di una riforma costituzionale che il nostro partito ha votato in tre letture, e sul tema delle riforme abbondano i ministri scarseggiano i risultati”, scandisce il sindaco di Firenze) da un ‘dopo’ fatto di cose concrete, quelle per cui 3 milioni di elettori sono andati a votare lo scorso 8 dicembre. Il primo capitolo della relazione di Renzi riguarda inevitabilmente la riforma del Porcellum: “Serve una legge elettorale chiara – ribadisce – chi vince governa senza ricorrere alle larghe intese o alle striminzite intese”. Il segretario Pd fissa una serie di paletti sui quali chiede alla direzione di esprimere un voto già in una seconda riunione, che mette in agenda già per lunedì quando – ammette – spera “di chiudere”. “Il punto è avere un premio di maggioranza” sottolinea non nascondendo che l’obiettivo è quello di arrivare anche a un accordo anche su riforma del Senato e del Titolo V (“una priorità per il Pd”). Per questo non mostra nessun imbarazzo per il tanto annunciato incontro con Silvio Berlusconi. Di più. Renzi bolla come “surreale” la polemica che ne è nata.
“E’ singolare che si parli ora di pregiudicato – spiega – quando con il ‘de cuius’ si è fatto un Governo”. “Non ho visto ministri dimettersi per la sentenza” di condanna di Berlusconi, attacca, “li ho visti dimettersi per un ‘chi’ ma non per la sentenza”. “Se riusciamo a offrire ai nostri interlocutori il pacchetto completo – insiste – fatto di legge elettorale, riforma del Senato e del Titolo V certo che parliamo anche con Forza Italia, parliamo con tutti”. Il sindaco di Firenze taglia corto anche sull’ipotesi di mettere mano alla squadra di Governo. “Il Governo non ci chieda di fare un rimpastino dove al posto di uno di loro mettiamo uno di noi – spiega – perché se la vogliamo giocare così, un Governo che si basa all’80% sul Pd e che ha tutta la prima linea di ministri non del Pd, nella logica della prima Repubblica sarebbe da rimpastare. Si occupi il presidente del Consiglio di questi temi. Starà a lui dire ‘questa squadra ha fatto bene o ha fatto male’. A lui la scelta, ma sulle singole iniziative noi ci facciamo sentire,perché se i risultati non verranno, se li porterà il Pd”.