Napolitano: Riforme restano priorità. Resterò presidente ma non a lungo

Roma, 31 dic. (LaPresse) – Occorre fare urgentemente le riforme, altrimenti si rischia la destabilizzazione. E l’allarme lanciato dal capo dello Stato Giorgio Napolitano nel suo discorso di fine anno. “La nostra democrazia – ha detto – che ha rischiato e può rischiare una destabilizzazione, va rinnovata e rafforzata attraverso riforme obbligate e urgenti”.

“RIFORME RESTANO LA PRIORITA'”. “Entrambe le Camere – ha ricordato – approvarono nel maggio scorso a grande maggioranza una mozione che indicava temi e grandi linee di revisione costituzionale. Compreso quel che è da riformare, come proprio nei giorni scorsi è apparso chiaro in Parlamento, nella formazione delle leggi, ponendo termine a un abnorme ricorso, in atto da non pochi anni, alla decretazione d’urgenza e a votazioni di fiducia su maxiemendamenti. Ma garantendo ciò con modifiche costituzionali e regolamentari, confronti lineari e ‘tempi certi in Parlamento per l’approvazione di leggi di attuazione del programma di governo’. Anche se molto è cambiato negli ultimi mesi nel campo politico e le procedure da seguire per le riforme costituzionali sono rimaste quelle originarie, queste riforme restano una priorità. Una priorità indicata al Parlamento già dai miei predecessori e riconosciuta via via da un arco di forze politiche rappresentate in Parlamento ben più ampio di quelle che sostengono l’attuale governo. E mi riferisco a riforme che soprattutto sono i cittadini stessi a sollecitare. Alle forze parlamentari tocca in pari tempo dare soluzione, sulla base di un’intesa che anch’io auspico possa essere la più larga, al problema della riforma elettorale, divenuta ancor più indispensabile e urgente dopo la sentenza della Corte Costituzionale”.

“RIDICOLE STORIE SU MIE PRETESE DI STRAPOTERE”. Ma Napolitano non ha potuto trattenersi dal rispondere ai tanti attacchi nei suoi confronti. “Nessuno – ha detto – può credere alla ridicola storia delle mie pretese di strapotere personale”. “Sono attento – ha spiegato – a considerare ogni critica o riserva obiettiva e rispettosa circa il mio operato. Ma in assoluta tranquillità di coscienza vi dico che non mi lascerò condizionare da campagne calunniose, ingiurie e minacce”.

“RESTERO’ PRESIDENTE FINCHE’ NECESSARIO MA NON A LUNGO”. Poi ha messo fine alle voci circa le sue possibili dimissioni: “Resterò presidente – ha detto – fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo farà ritenere necessario e possibile e fino a quando le forze me lo consentiranno. Fino ad allora, e non un giorno di più, e dunque di certo solo per un tempo non lungo”. “Tutti sanno – ha spiegato – anche se qualcuno finge di non ricordare, che il 20 aprile scorso, di fronte alla pressione esercitata su di me da diverse ed opposte forze politiche perché dessi la mia disponibilità a una rielezione a Presidente, sentii di non potermi sottrarre a un’ulteriore assunzione di responsabilità verso la Nazione in un momento di allarmante paralisi istituzionale”. “Null’altro – ha continuato – che questo mi spinse a caricarmi di un simile peso, a superare le ragioni, istituzionali e personali, da me ripetutamente espresse dando per naturale la vicina conclusione della mia esperienza al Quirinale. E sono oggi ancora qui dinanzi a voi ribadendo quel che dissi poi al Parlamento e ai rappresentanti regionali che mi avevano eletto col 72 per cento dei voti”.

CINQUE LETTERE DEI CITTADINI. Napolitano ha scelto di leggere anche cinque lettere giunte al Quirinale via email da parte di semplici cittadini che hanno deciso di scrivere i propri pensieri direttamente al capo dello Stato. “Daniela – ha detto – dalla provincia di Como, mi racconta il caso del suo fidanzato che a 44 anni – iscrittosi ‘allo sportello lavoro del paese’ – attende invano di essere chiamato, e resta, per riprendere le sue drammatiche parole, ‘giovane per la pensione, già vecchio per lavorare’. Una forte denuncia della condizione degli ‘esodati’ mi è stata indirizzata da Marco, della provincia di Torino, che mi chiede di citare la gravità di tale questione, in quanto comune a tanti, nel messaggio di questa sera, e lo faccio”. “‘Io credo ancora nell’Italia ma l’Italia crede ancora in me?’. Ecco vedete, aggiungo io, una domanda che ci deve scuotere”, ha continuato Napolitano, leggendo la email inviata da Veronica, 28 anni, che scrive da Empoli di una “crisi di quella fiducia nei giovani, di quella capacità di suscitare entusiasmo nei giovani senza cui una nazione perde il futuro”.

“GUARDIAMO CON CORAGGIO AL NUOVO ANNO”. Napolitano ha poi concluso il discorso con queste parole: “Buon anno alle vostre famiglie, dagli anziani ai bambini, buon anno a chi serve la patria e la pace lontano dall’Italia, buon anno a tutti quanti risiedono operosamente nel nostro paese. Guardiamo, lasciate che ve lo dica, con serenità e con coraggio al nuovo anno”.