Lampedusa, Chaouki: Mi rinchiudo nel centro per protesta

Lampedusa (Agrigento), 22 dic. (LaPresse) – Il deputato del Pd Khalid Chaouki si “rinchiude” nel centro di accoglienza di Lampedusa, dove è arrivato questa mattina, per protestare contro le condizioni in cui sono costretti a vivere i migranti, che rimangono all’interno del centro per mesi, mentre invece “dovrebbero stare qui al massimo per 96 ore. A Lampedusa abbiamo ancora 7 migranti della tragedia del 3 ottobre: è inaccettabile”, ha detto il deputato Pd in un’intervista rilasciata a LaPresse.

“SIAMO NELLA TOTALE ILLEGALITA'”. “Siamo in una situazione di totale illegalità – ha ancora affermato Chaouki – Ho ancora aspettato la risposta di Alfano e l’ho trovata insoddisfacente. Trovo che non possiamo più tollerare che l’Italia, che ha una forte tradizione di accoglienza, passi come un paese del terzo mondo dove i diritti non sono rispettati”.

“TUTTI SANNO MA NESSUNO AGISCE”. I migranti che sono bloccati nei centri di accoglienza, ha spiegato ancora il deputato Pd, “sono privi di copertura legale e vivono con pressioni psicologiche incredibili”. “La mia è una protesta forte – ha concluso – sono venuto più di una volta a Lampedusa: tutti lo sanno ma nessuno agisce. Invito tutti i miei colleghi e i sindaci a occuparsi dei centri che hanno vicini alle loro città e ad andare a vedere come funzionano le cose”.

“A LAMPEDUSA LESI I DIRITTI FONDAMENTALI”. Chaouki ha mandato una lettera a ‘La Stampa’ nella quale spiega più diffusamente le ragioni del suo gesto. “Ho deciso di compiere questo gesto forte di protesta – ha scritto – rinchiudermi insieme ai profughi dentro il Centro di accoglienza qui a Lampedusa e rifiutarmi di abbandonare i profughi siriani ed eritrei nella loro solitudine e inascoltata protesta perché qui a Lampedusa vengono tuttora lesi i diritti fondamentali della persona, così come non vengono rispettate le leggi del nostro Paese e le direttive in materia di protezione dei rifugiati. Non abbandonerò questo Centro finché non verranno rilasciati, come previsto dalla legge, tutti profughi e destinati nei centri idonei per la loro accoglienza”.

“CELEBRATE LE VITTIME DEL NAUFRAGIO COME MARTIRI E RINCHIUSI I SOPRAVVISSUTI”. Riferendosi ai profughi arrivati in Italia dopo la tragedia del 3 ottobre scorso, il politico nella lettera scrive: “Abbiamo celebrato come martiri i loro compagni di viaggio inghiottiti dal mare. Loro invece sono qui, rinchiusi e disperati. Questa paradossale ingiustizia è intollerabile. È uno scandalo! Piangiamo i morti e puniamo i vivi. Questa ipocrisia non può più essere accettata. A questo punto le parole non bastano più e l’Italia non può più permettersi di collezionare figuracce mondiali a causa di chi, irresponsabilmente, non ha vigilato sul rispetto dei principi basilari del rispetto dei diritti umani e chi, fino ad oggi, considera Lampedusa, come altri centri, di fatto zona franca e fuori dalla legalità”. Chaouki ha concluso la lettera sottolineando: “Oggi abbiamo il dovere di passare dalle parole ai fatti e rialzare la testa chiedendo che l’Italia ritorni ad essere quello che è sempre stata: un Paese accogliente e rispettoso dei diritti umani e dei profughi. Sono qui per i profughi, ma soprattutto per l’Italia. Un Paese di cui vorrei essere fiero nel Mediterraneo, in Europa e nel mondo”.

“BUBBICO SI E’ IMPEGNATO A TROVARE SOLUZIONI”. “Sono stato contattato da Filippo Bubbico”, il viceministro dell’Interno, “si è assicurato intanto delle mie condizioni e gli ho raccontato la situazione qui dentro. Da parte sua c’è stato l’impegno a verificare al ministero le soluzioni possibili”, ha annunciato Chaouki.

“MI HANNO DATO LO SPAZZOLINO”. “Mi è stato appena assegnato – racconta – il kit per gli ospiti del centro, che consiste in una coperta, due asciugamani, uno spazzolino da denti e un lenzuolo. Sono ospitato da un gruppo di profughi siriani in una camerata di 7 persone. Mi hanno chiesto di dormire da loro stanotte, stanno qui da più di due mesi. Qui sono l’ospite, per una volta i ruoli si sono capovolti”.

“OPERATORI FANNO UN GRAN LAVORO”. “Vorrei ringraziare tutti i volontari – aggiunge – e le forze dell’ordine, che hanno dimostrato una grande comprensione per questa mia iniziativa, volta ad aiutare queste persone a uscire con questo incubo. Sto ascoltando moltissime storie. Va riconosciuto il grande lavoro che fanno nel quotidiano tutti i giorni”. Chaouki, che è di origine marocchina, parla arabo. Perciò, spiega, comunica “in arabo con i siriani e in inglese con gli eritrei”.