Berlusconi, Anm: Incandidabilità di condannato è questione etica

Roma, 26 ott. (LaPresse) – “Che ci sia voluta una legge per stabilire che un condannato a 2 anni non è candidabile, per affermare un principio di etica e applicare l’etica alla politica è un segnale che dimostra la debolezza della politica: i partiti non potevano fissare queste regole con un loro codice etico”. Così Maurizio Carbone, segretario dell’Amn, a margine del congresso a Roma. “La magistratura – ha sottolineato – è obbligata a intervenire su temi, come l’Ilva di Taranto o la bioetica, per sopperire a inefficienze dello Stato, onde poi venire attaccata”. Ma “non ci divertiamo a svolgere un ruolo di supplenza, anzi chiediamo, invochiamo una politica forte”.

Alla domanda se il candidato condannato debba fare un passo indietro, Maurizio Carbone, segretario dell’Amn, ha risposto ai giornalisti: “No, dev’essere il sistema a evitarlo. Dovrebbe essere compito della politica dire: ‘No, non lo candido'”. “Schifani – ha aggiunto – questa mattina ha proposto di reintrodurre l’articolo 68: questa è un’ammissione della debolezza della politica”. “Per la legge anti corruzione – aveva spiegato qualche istante prima Carbone – i magistrati avevano già segnalato, quando fu approvata, le difficoltà che ora si stanno creando e tutte le ricadute al livello processuale”. Anche “su questa legge – ha concluso – tanto faticosamente approvata dal Parlamento e chiesta dall’Europa, la stessa Severino aveva ammesso la debolezza della politica”.