Napoli, 18 ott. (LaPresse) – Il coraggio non serve se è “poco responsabile”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a proposito della legge di stabilità. Il metodo del dibattito, ha aggiunto Napolitano, deve essere “sostenibilmente propositivo e consapevole di vincoli e condizionamenti oggettivi che non si possono aggirare”, perché in caso contrario “non si tratterebbe di una prova di coraggio, ma di incoscienza”. “Non so se si potesse stanziare di più per ridurre la tassazione su lavoro e imprese – ha aggiunto ancora il presidente della Repubblica – bisogna contare seriamente, senza inventarci coperture fasulle sulla spesa dello Stato”. “Possiamo noi sottovalutare il fatto che l’Italia sia uscita dalla situazione in cui era di infrazione per deficit eccessivo, possiamo correre il rischio che ci ricaschi?”, si è poi chiesto il Capo dello Stato che ha risposto: “Il governo dice di no e penso che sia una giusta preoccupazione”. Quindi, per Napolitano, bisogna valutare “come meglio configurare un’operazione di smantellamento di questa specie di corsa a ostacoli con cui debbono fare i conti i giovani e non solo i giovani che vogliono fare impresa”.
Tra le condizioni necessarie allo Stato per recuperare ciò che si è perso negli ultimi 20 anni c’è “una macchina che si rinnovi, che non sia abbandonata a se stessa e che si rinnovi superando anche delle distorsioni che sono nate nel rapporto tra istituzioni decentrate e istituzioni nazionali”. “Basta – ha sottolineato Napolitano – con i mille rivoli, con il rincorrere richieste localistiche e clientelistiche che hanno portato addirittura a una paralisi nell’uso dei fondi europei o a una incredibile dispersione. Sappiamo quanto si sia spreacato non utilizzandole o utilizzandole male. Oggi siamo di fronte a passi conctreti, mi rifiersco al lavoro dell’ex ministro Barca e portato avanti dal ministro Trigiglia”.
Il presidente della Repubblica conclude con un appello per ridare fiducia e orgoglio all’Italia. “Abbiamo superato momenti terribili, momenti molto più complessi e drammatici. Supereremo anche questo per ridare all’Italia quella capacità anche di sviluppo industriale, non solo economico in senso generale o generico, che ha fatto del nostro Paese uno dei Paesi più avanzati industrialmente nel giro di non molto, tra gli anni ciquanta e sessanta”.
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