Roma, 17 ott. (LaPresse)- Silvio Scaglia, già fondatore di Fastwebè stato assolto.Lo ha deciso la I sezione del tribunale penale collegiale, presieduta da Giuseppe Vito Mezzofiore, nel processo per il maxiriciclaggio transnazionale da due miliardi di euro, avvenuto tra il 2003 e il 2006, realizzato con un giro di false fatturazioni telefoniche. L’inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti, si riferisce alla cosiddetta ‘Frode Carosello’ che ha visto coinvolti i vertici dirigenziali di Fastweb e Telecom Italia Sparkle.

Con Scaglia è stato assolto anche l’ex amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle La sentenza è stata comunque di 18 condanne e 7 assoluzioni. La pena maggiore, 15 anni, è stata inflitta all’imprenditore Gennaro Mokbel. a truffa consisteva nel creare “ingenti poste passive di bilancio dovute alle apparenti uscite di centinaia di milioni di euro in favore di società ‘cartiere’. Le ingenti somme di denaro apparentemente spese per pagare l’Iva in favore delle ‘cartiere’ consentivano a Fastweb e Tis di realizzare fondi neri per enormi valori”. Il denaro sembrava speso per attività commerciali legittime e per questo rientrava nelle uscite registrate nei bilanci societari. Un movimento che però, “serviva solo a utilizzare liberamente il denaro incassato attraverso il pagamento dell’Iva versata dai clienti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle e che non era mai stato versato all’erario”.

I pm avevano chiesto sette anni di reclusione ciascuno per Stefano Mazzitelli, ex amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle, e per Silvio Scaglia, già fondatore di Fastweb; 16 anni per Gennaro Mokbel, nove per la moglie Giorgia Ricci e per l’ex ufficiale della Guardia di finanza Luca Berriola; 14 anni per Carlo Focarelli, ritenuto una delle menti del riciclaggio insieme a Mokbel; sette anni per l’avvocato Paolo Colosimo. Agli imputati, a seconda della posizione, sono contestati i reati di associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata finalizzata al riciclaggio, all’intestazione fittizia di beni ed evasione fiscale nonché il reinvestimento di proventi illeciti e delitti contro la pubblica amministrazione. Nel corso della requisitoria i pm definirono la vicenda “una frode colossale, la più grande mai attuata in Italia da parte di pochi che hanno messo le mani in tasca a ciascuno di noi”. L’inchiesta culminò nel febbraio 2010 con 60 arresti che squassarono i vertici di Telecom Italia Sparkle e di Fastweb, e che toccò anche la politica con il coinvolgimento dell’ex senatore Pdl Nicola Di Girolamo (ha patteggiato nel 2011 una pena a cinque anni di reclusione al termine del processo di primo grado

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