Letta: Non servono annunci choc. Legge stabilità si fa qui non alla Ue

Bari, 14 set. (LaPresse) – “Abbiamo le risorse per risolvere il problema” del Mezzogiorno e “ce la possiamo fare a patto di non nasconderci dietro alibi e dire che colpa è di qualcun’altro, dobbiamo avere serietà: non servono annunci choc, ricette miracolistiche e uomini della provvidenza per il Sud, serve normalità in cui ognuno dia conto delle sue responsabilità e non di quelle degli altri che è sempre facile”. Così il premier Enrico Letta intervenendo dalla Fiera del Levante di Bari.

“Il Sud può essere non il freno del Paese, ma la marcia, e i ragazzi lo sanno e chiedono strada non per sorpassare i vecchi, ma per ricostruire”, ha aggiunto.

Per il premier “l’Italia è in bilico, per farcela il successo deve partire dal sud dove è piu evidente la difficoltà, l’Italia non si salva a scapito del Sud: è una strategia che rigetto e combatto con tutte le mie energie. Per questo bisogna affrontare i nodi veri e non raccontarsi bugie”.

“Non ho accettato incarico con la logica di manutenzione ordinaria perché al Paese serve cambiamento”, ha sottolineato il capo del governo delle larghe intese.

La legge di stabilità “la scriviamo noi, non Bruxelles” ora “abbiamo maggiore flessibilità grazie alla trattativa che abbiamo condotto sul cofinanziamento dei fondi europei”, ha detto. Il premier ha evidenziato il tema della riduzione del costo del lavoro: “buste paga più pesanti- ha detto – maggiore competitività delle imprese e rimettere in moto la domanda interna”. L’importante – ha aggiunto Letta – è non rovinare tutto, buttare a mare tutto oggi, che è finita l’epoca del rigore fine a se stesso e che non siamo più considerati sorvegliati speciali”.

Da Letta è arrivato anche un particolare apprezzamento alle donne che fanno le ministre nella squadra del suo esecutivo. “Le donne del mio governo sono migliori degli uomini del mio governo, sono ministre straordinarie che stanno facendo bene il loro lavoro per il Paese”, ha evidenziato il premier.

Letta ha anche parlato di scuola: “Il diritto allo studio – ha detto – nei decenni è stato affrontato male e non abbiamo investito sull’essenziale. Il miracolo avvenne nel dopoguerra grazie al fatto che famiglie di persone non laureate avessero figli che sono diventati professori nelle migliori università del Paese. Oggi l’Italia ha rovesciato il diritto allo studio, oggi per fare carriera accademica o vieni da una famiglia facoltosa o non ce la fai. Il diritto allo studio è permettere ai meritevoli di farlo”.

Poi il primo ministro ha parlato dell’Ilva: “lunedì mattina- ha spiegato – avremo una riunione per trovare una soluzione in linea con quanto fatto, il commissariamento ha evitato che quanto successo mettesse in ginocchio Taranto”.