Roma, 4 set. (LaPresse) – “Se cade Berlusconi cade anche il Governo.
Vogliamo risposte precise dal Pd, se non ce le danno è impossibile rimanere insieme”. Le parole di Altero Matteoli, pronunciate a margine della riunione dei senatori Pdl che si sta svolgendo a palazzo Madama, arrivano mentre, a poche centinaia di metri di distanza, in un’aula che dà sul cortile di Sant’Ivo alla Sapienza, la riunione dell’ufficio di presidenza della giunta delle Elezioni del Senato che deve decidere della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi è ancora in corso. Il clima è tutt’altro che sereno. L’unanimità con cui lo scorso 7 agosto era stata fissata la data di ripresa dei lavori è solo un lontano ricordo.
I senatori Pdl (Giacomo Caliendo e Nico D’Ascola) chiedono che, come da programma, lunedì 9 il relatore Andrea Augello (Pdl) faccia la sua proposta alla giunta e che i componenti abbiano una settimana di tempo per esaminarla. “Abbiamo studiato ed esaminato per un mese” replicano i senatori Pd in collegamento costante con Stefania Pezzopane, unica dem presente alla riunione. La giunta venga riconvocata martedì 10, è la controproposta targata Pd e M5S. Alla fine la decisione sulla calendarizzazione dei lavori viene rinviata. L’appuntamento è per lunedì alle 15. “Abbiamo deciso che nella seduta di lunedì ci sarà la relazione di Augello e poi chi si iscriverà a parlare avrà diritto a iniziare la discussione generale. Poi sarà la giunta a fissare la nuova seduta”, spiega il presidente Dario Stefano. La seduta andrà avanti a oltranza?, insistono i cronisti. “Dipenderà dagli interventi” risponde ma, assicura, “non sarà un voto politico. Troveremo una data per non dilazionare troppo i tempi ma che ci consenta di svolgere i dovuti approfondimenti”.
A mettere un freno all’ottimismo del presidente ci pensa il senatore del Psi Enrico Buemi: “C’è qualcuno, nel M5S, che è venuto vestito con la pelle di leopardo, con la clava in mano, che pensa che la questione è risolvibile in un unica serata, questo non è possibile. Noi vogliamo ascoltare la relazione con attenzione, evidentemente non vogliono fare altrettanto quelli che hanno la mano sulla cordicella della ghigliottina”, attacca. “Non abbiamo nessuna fregola, non è che vogliamo votare la relazione di Augello alle 5 del pomeriggio del 9”, assicura il Felice Casson, membro della giunta in quota Pd. L’iter del fascicolo che riguarda Silvio Berlusconi, nonostante il calendario non sia stato stabilito, è dettato dalla prassi. Dopo la presentazione della proposta di Augello – che potrà andare nella direzione di una convalida dell’elezione del leader Pdl, della sua decadenza o verso ulteriori approfondimenti – inizierà la discussione generale. Con ogni probabilità questa non si concluderà nella seduta di lunedì ma andrà avanti anche in quella successiva.
Al termine si procederà con il voto della relazione. Qualora questa venisse bocciata (si prevedono 7 voti favorevoli e 15 contrari) sarà il presidente Stefano a dover individuare, tra coloro che hanno votato ‘no’, un nuovo relatore che dovrà presentare una proposta diversa. “I tempi – assicura Casson – non saranno lunghi, perché tutti abbiamo studiato il fascicolo e abbiamo chiara la vicenda”. Prima della nuova votazione, si aprirà la fase pubblica della ‘contestazione’ in cui Berlusconi o i suoi legali potranno scegliere di essere auditi. Dopo il voto palese della giunta alla nuova relazione, la palla passerà all’aula di palazzo Madama. Fuori dal cortile di Sant’Ivo alla Sapienza, intanto, il pressing del Pdl sulla giunta continua. Un’eventuale crisi di Governo “dipende dal comportamento di altri partiti e non dal nostro”, avverte Schifani. “Qualsiasi cosa accada all’esterno, dal ritiro della delegazione ministeriale Pdl al Letta bis – replica Casson – non ci tange”.
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