Colle: Rispettare sentenze. Grillo: Se salva Berlusconi meglio che Napolitano si dimetta

Roma, 14 ago. (LaPresse) – “Se Berlusconi sarà salvato, moriranno le istituzioni. Napolitano uscirà di scena nel peggiore dei modi. Il mio consiglio è che rassegni ora le dimissioni”. E’ quanto scrive Beppe Grillo nel suo blog commentando la nota inviata ieri dal capo dello Stato.

Il comunicato del Colle era stato diffuso ieri alle 19.30. “Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell’attenzione pubblica come in ogni altro”. Questo il passaggio decisivo del comunicato. Il capo dello Stato precisa di non aver ricevuto alcuna richiesta di grazia da parte del Cavaliere, come invece vorrebbe la prassi, ma sottolinea comunque che Berlusconi non espierà la pena in carcere, visto che la norma vigente sancisce precise alternative. E a proposito del futuro politico del Cavaliere e della guida del Pdl, il presidente della Repubblica non si pronuncia, spiegando che “toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l’ulteriore svolgimento – nei modi che risulteranno legittimamente possibili – della funzione di guida finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva di cui l’Italia ha bisogno”. Resta comunque inaccettabile “che vengano ventilate forme di ritorsione ai danni del funzionamento delle istituzioni democratiche”.

Oggi la reazione di Beppe Grillo sul blog: “Il mutismo del pdmenoelle – aggiunge il leader del M5S – è quello dei complici, degli ignavi, di chi più prosaicamente non vuol perdere la pagnotta, la poltrona, il potere che si è autoconferito insieme al suo sodale di Arcore”. “Chi state proteggendo? – si chiede il comico genovese nel post dal titolo ‘Di quante divisioni dispone Belusconi’ – Dico a voi, nelle istituzioni, nel governo, nei partiti, oltre a voi stessi. Di sicuro non l’Italia. Un condannato per frode fiscale non può essere interlocutore della presidenza della Repubblica e del presidente del Consiglio, anche se Napolitano e Letta nipote devono a lui l’elezione. Di quante divisioni dispone Berlusconi? Quanti pennivendoli ha a libro paga? Quanti parlamentari del pdmenoelle sono ai suoi ordini, oltre ai suoi impiegati, perché altro non sono, fatti eleggere nel Pdl? Quante televisioni possiede? Quante persone possono essere ricattate da quest’uomo? In questo Paese se non sei ricattabile non puoi fare politica, quanti scheletri ci sono nei suoi armadi? La grazia, la si chiami come si vuole: agibilità politica o clemenza non gli può essere concessa”.

“L’Italia – conclude Grillo – è una repubblica parlamentare, il popolo dovrebbe essere sovrano, ma non conta nulla. Chi state proteggendo insieme a Berlusconi? Quali poteri economici? Il vostro pericolante futuro, le vostre sconfitte, i corrotti? Avete ridotto il Paese a un deserto economico e sociale e vi aggrappate a un delinquente per sopravvivere. Non vi fate almeno un po’ schifo? Non dite una parola di sostegno al giudice Esposito attaccato dal partito del Padrone e dai suoi giornali?”.

Commenti sulle dichiarazioni di Napolitano in arrivo anche oggi dal mondo politico. “Le parole del Capo dello Stato meritano ovviamente rispetto e riflessione attenta, anche per la nitida prospettazione, compiuta dalla nota del Quirinale, della situazione che si è determinata”. Così Daniele Capezzone, Presidente della Commissione Finanze della Camera e Coordinatore dei dipartimenti Pdl, in una nota. “Ma, al tempo stesso, resta inaggirabile un punto politico di sostanza, che tutti – istituzioni e forze politiche – non possono ignorare o mettere tra parentesi”, aggiunge Capezzone.

Voci anche dal Pd, all’indomani della estrnazione di Napolitano. Direi che in modo inequivocabile si afferma il primato della legge. Adesso basta con chi minaccia il governo. Napolitano parla a loro”. Lo dice Stefano Fassina, viceministro del Pd, in una intervista a La Stampa, dopo la nota di ieri del Capo dello Stato Giorno Napolitano sul caso Berlusconi dopo la conferma della cassazione della condanna al Cavaliere nel processo Mediaset. “La mia impressione – dice – è che il richiamo alle conseguenze pesantemente negative di una crisi di governo, nel contesto in cui la dichiarazione di Napolitano lo pone, è rivolto semmai a chi nel Pdl vorrebbe scaricare quelle tensioni sul quadro istituzionale e sul governo”.

– “Il presidente ha voluto sdrammatizzare sul carcere e ha indicato un percorso al temine del quale, eventualmente, si potrà ragionare sulla grazia”. Ad affermarlo, in un’intervista al Corriere della Sera, è il professore Franco Coppi, che ha affiancato Niccolò Ghedini nella difesa di Silvio Berlusconi. L’avvocato conferma quello che Napolitano scrive nel suo intervento. “È vero – spiega – che non è stata presentata nessuna domanda di grazia però quello del presidente mi sembra un messaggio molto calibrato, molto attento ad immergere la questione in un quadro politico generale avendo come obiettivo quello di ricreare un clima di solidità e di serenità”.

“A me pare – spiega ancora il professore – che sia un messaggio in cui la posizione di Berlusconi è stata inserita molto bene in una prospettiva politica generale. E, poi, ci sono anche delle considerazioni giuridiche indubbiamente ineccepibili”. Sulla possibilità che Berlusconi accettasse l’affidamento ai servizi sociali e sulla possibile sospensione degli effetti penali prodotti dalla legge Severino sulla decadenza e sulla incandidabilità Coppi sottolinea: “Questa è una soluzione che andrà studiata con molta attenzione perché c’è tutta una serie di problemi giuridici in relazione a questa possibilità. Tutto dipende se questa benedetta decadenza va considerata un effetto penale”. Nel complesso, per l’avvocato, il messaggio del capo dello Stato è positivo. “Direi – conclude – che Napolitano ha dimostrato grande sensibilità politica affermando che oggi non ci troviamo di fronte a un semplice problema individuale ma davanti a un problema che va visto nella prospettiva di ristabilire un clima di serenità e di stabilità. È una questione che va considerata nell’interesse generale del Paese”.

“Quando si parla di ‘agibilità o di ‘praticabilità politica per Silvio Berlusconi- dice Capezzone – non si affronta tanto e solo il problema di una persona, di un singolo individuo (cosa che comunque meriterebbe, in uno Stato di diritto, il massimo dell’attenzione, trattandosi dei fondamentali diritti civili e politici di un cittadino), ma il diritto alla piena rappresentanza politico-istituzionale di milioni di elettori”. “Insomma- sottolinea – è in causa qualcosa che riguarda 10 milioni di elettori, e quindi riguarda la salute stessa della nostra democrazia”.

“Esistono percorsi e strumenti, chiaramente indicati dalla Costituzione e dal buon senso, che possono consentire di evitare un vulnus gravissimo ai danni di milioni di cittadini-elettori. Il Pdl ha dimostrato un assoluto senso di responsabilità, ma ora tocca a tutti gli attori politici e istituzionali, per la parte che compete a ciascuno, evitare ferite irrimediabili”, conclude Capezzone.