Roma, 29 lug. (LaPresse) – “Con l’uccisione di Rocco Chinnici la mafia si proponeva di decapitare l’Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, che sotto la sua direzione stava iniziando ad affrontare unitariamente quel fenomeno criminale, cogliendo rapporti e collegamenti che condussero in seguito ad individuare autori e cause di efferati delitti rimasti fino allora impuniti e di comprendere la complessa realtà di ‘cosa nostra’”. Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del trentesimo anniversario della strage di via Pipitone Federico a Palermo, nella quale persero la vita il Giudice Rocco Chinnici, il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi, che in un messaggio alla signora Caterina Chinnici e ai famigliari delle vittime ha rinnovato il sentimento di riconoscenza di tutti gli italiani e suo personale. “Consapevole dell’altissimo rischio personale connesso al rigoroso impegno nella lotta alla criminalità organizzata – ha aggiunto Napolitano – seppe trasmettere le sue intuizioni ai collaboratori, che ne raccolsero il testimone. Il metodo investigativo indicato da Rocco Chinnici si è poi rivelato efficace strumento di contrasto alla criminalità organizzata e ha consentito di raccogliere successi insperati nella lotta alle associazioni mafiose. Nel ricordo della tensione morale che ha connotato l’attività di suo padre, sono vicino a lei, ai suoi fratelli e ai famigliari delle altre vittime della strage”.