Caso Ruby, Ghedini: Cene normalissime, concussione inesistente

Milano, 3 giu. (LaPresse) – Le cene a casa del presidente Berlusconi erano “normalissime” e da parte dell’ex premier non vi è stata alcuna concussione nei confronti dei funzionari della Questura di Milano in servizio tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando Ruby venne prima fermata per un furto e poi affidata a Nicole Minetti. È questa la tesi del difensore di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, che nella sua arringa ha ripercorso i racconti delle sole “sei testimoni” ritenute attendibili dalla Procura, ansiose soprattutto di “non apparire come escort” che sottolineano tutte di non aver avuto rapporti sessuali a pagamento con i Cavaliere. In particolare Ghedini ha rilevato che nei telefonini e nei pc delle giovani ospiti del Cavaliere non sono state trovate “foto compromettenti”, ma solo “una foto di Silvio Berlusconi con dietro una libreria, che è stata presa ad Arcore” e una foto di Iris Berardi vestita da poliziotta, che la ragazza ha detto essere stata scattata durante una festa di carnevale in un locale sui Navigli. Anche Chiara Danese, Ambra Battilana, le due ‘Miss’ piemontesi, ospiti ad Arcore a sera de 22 agosto 2010, che si sono costituite parte civile nel processo a carico di Fede, Mora e Minetti “se erano così atterrire perché non hanno scattato delle foto?”.

Le due giovani hanno parlato di una statua di Priapo che veniva fatta passare tra le ospiti, che mimavano atti sessuali. “La statuetta non c’entra nulla con questo processo – ha spiegato Ghedini – ma c’entra con il ritratto sociologico e morale del presidente Berlusconi”. Ghedini si è poi chiesto se “la serata del 22 agosto non sarebbe una serata impeccabile secondo la Procura? Per il presidente del Consiglio è più pericolosa una cena scollacciata dal punto di vista sessuale o una cena in cui da giudizi sui suoi compagni di governo o sui capi di Stato?”. Sull’episodio della statuetta, Ghedini ha ricordato anche la ricostruzione dell’europarlamentare Pdl Licia Ronzulli “che non è certo una ragazza da cubo” e dell’ex marito, entrambi ospiti del Cavaliere. Ghedini è quindi arrivato a uno dei passaggi cruciali della sua arringa: tutte le testimoni dell’accusa, tranne Imane Fadil, non hanno partecipato alle serate comprese nel periodo tra il 14 febbraio e il 2 maggio 2010 quando Ruby era ospite ad Arcore. Ghedini ha passato in rassegna le parole di Ambra Battilana, Melania Tumini, Maria Makdoum, Chiara Danese, Natasha Teatino e Imane Fadil. La stessa Fadil, ha ricordato Ghedini, parla di “cene di tipo erotico”.

Ghedini si è quindi concentrato sulla notte in Questura tra il 27 e il 28 maggio, quando Ruby era in Questura. Per Ghedini “Silvio Berlusconi non ha mai chiesto di accelerare le procedure” per il rilascio della ragazza. Ghedini a ricordato che questa è la versione fornita in aula anche dall’allora capo di gabinetto Pietro Ostuni, che nella sua testimonianza ha parlato di una “richiesta di informazioni” da parte del Cavaliere. Di fronte al fatto che “non c’è richiesta di accelerare le procedure e non c’è richiesta di infrangere la legge, come si fa a contestare una concussione e a chiedere una pena di 5 anni?”, si è domandato Ghedini. Ad assumersi la responsabilità dell’affidamento di Ruby alla Minetti, inoltre, è stata la funzionaria di turno In Questura a Milano quella sera, Giorgia Iafrate che con le sue parole ha “chiuso il processo”. La concussione, quindi, “non sussiste”, prosegue Ghedini e per questo Berlusconi va assolto “perché il fatto non sussiste”. Non solo. “Secondo la procura l’allora presidente del Consiglio avrebbe abusato della sua qualità di pubblico ufficiale per sottrarre Ruby all’autorità. Non si riesce a capire da quale autorità, dal momento che Ruby non doveva essere arrestata né portata in carcere”. “Non sempre – ha sottolineato – le azioni compiute da un pubblico ufficiale possono essere considerate reati contro la pubblica amministrazione. Possono essere anche azioni umane non correlate da alcuna malizia”. Il processo riprenderà nel pomeriggio con l’ultima parte dell’arringa di Ghedini, poi prenderà la parola il suo collega Piero Longo.