Torino, 20 mag. (LaPresse) – “Il premier Letta ha presentato le priorità del governo, non è il momento di parlarne ora, ma ci sono questioni che possono appartenere a tutti, alla società civile, anche se non sono tra le priorità del governo”. Così il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, a margine del Salone del libro di Torino, ai cronisti che le hanno chiesto un commento sullo ius soli.
“Credo comunque – ha aggiunto – che bisogna guardare sempre il lato positivo. E’ un tema trasversale che sta unendo diverse persone, che riguarda tutti, non ha colore politico nè ha appartenenza. Ha una storia umana e noi dobbiamo guardare verso la storia umana, dobbiamo riportare l’umanità e la persona al centro di ogni progetto politico e di vita”.
La Kyenge ha poi espresso solidarietà alla collega Josefa Idem, titolare del dicastero dello Sport, per le parole di ieri di Beppe Grillo, secondo il quale “portare una canoista al governo, un po’ tedesca, è da scemi”. “Sono circa 20 anni – ha aggiunto – che mi accompagna una frase di Martin Luther King, e penso che bisognerebbe arrivare al suo sogno, ovvero che i nostri figli siano considerati per le loro capacità e il loro percorso e non per la loro origine, né per il colore della pelle”. Riferendosi poi agli insulti a Balotelli, ha annunciato che “il ministero ha lavorato e lavorerà per impedire che episodi di odio razziale si ripetano in questo Paese. Questo è il nostro impegno”.
Il Salone del libro, ha spiegato, è un buon esempio di integrazione. “E’ un onore – ha detto – essere in questo Salone e respirare quest’aria di contaminazione tra le diverse culture. Il Salone del libro è una buona pratica da esportare”. “La possibilità – ha aggiunto – che ha dato questo salone di mettere insieme diverse culture per partire dal basso e andare verso il cambiamento, è importante anche per il mio ministero, che vorrei fosse, oltre a un ministero dell’Integrazione, anche un ministero senza la ‘g’, ovvero dell’Interazione”. “Qui – ha concluso – si respira un’aria di interazione che deve portare a un’Italia migliore, a un’Italia dove ognuno possa sentirsi a casa propria e questo è uno dei buoni esempi, delle buone pratiche che bisognerebbe esportare per costruire una società dove i bambini crescono senza accorgersi delle differenze”.
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