Roma, 18 mag. (LaPresse) – “La Costituzione, all’articolo 138, prevede un procedimento lineare per mutare la Carta. Si vuole, invece una procedura, per così dire, blindata. Dapprima la Convenzione, poi il voto bloccato delle Camere: o sì o no, senza emendamenti. Mi chiedo come possano i parlamentari accettare una simile umulizione”. E’ durissimo l’ex presidente della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky, in una intervista a La Repubblica, che parla anche di “un disegno di razionalizzazione d’un potere oligarchico” che riguarda “un sistema di giri di potere”. Quella della Convenzione, continua, rappresenta “una procedura complicata – sottolinea – ma anche totalmente estranea alla Costituzione. Per questo si prevede, solo dopo, una ratifica con legge costituzionale, che è essa stessa la confessione che si agisce contro la Costituzione”.
La Convenzione, continua Zagrebelsky, sarà composta teoricamente di “esperti, cioè da persone al di fuori dei contrasti politici”. Ma si tratta di un inganno, sottolinea, perché “gli esperti sono a loro volta portatori di visioni politiche e saranno messi lì dai partiti in quanto corrispondano ai loro progetti. Saranno maschere. Mi auguro che in pochi accettino di assumere questo ruolo”.
“I nostri politici costituenti – prosegue Zagrebelsky – hanno un mandato? Chi li ha autorizzati? Sono stati eletti per questo? Basta la retorica delle riforme per legittimarli? Il 2 giugno ci troveremo per dire non solo che i contenuti della controriforma non ci piacciono, ma anche che il metodo è sospetto”. Il riferimento è alla manifestazione indetta da Libertà e giustizia a Bologna, in piazza Santo Stefano, il giorno della festa della Repubblica, a cui prenderà parte anche Stefano Rodotà, per “rinnovare un atto di fedeltà alla Costituzione”. Recita la convocazione: “Libertà e giustizia dice no alla Convenzione e al presidenzialismo all’italiana, mentre chiede il varo di una legge elettorale che rispecchi le scelte dei cittadini”. “Sono in gioco – spiega Zagrebelsky – i nodi cruciali della nostra vita, non fredde operazioni di ingegneria costituzionale, come si vuol far credere. Lavoro, uguaglianza, giustizia sociale, diritti di tutti, cultura, salute, legalità, trasparenza: cose possibili in democrazia, quando la si espande. Difficili o impossibili, quando la si restringe”.
“A me pare piuttosto evidente – continua – che sia in atto un disegno di razionalizzazione d’un potere oligarchico”. “Si sta giocando – denuncia – una partita politica e la posta è elevatissima. È in atto un tentativo di spoliticizzazione, una sorta di mascheramento”. E “le maschere – spiega – sono i tecnici, i saggi, gli esperti. Certo, dell’efficienza un sistema politico non può fare a meno, pena il suicidio. Ma l’efficienza non esiste in sé e per sé”.
“In Italia – rincara – non si è forse radicato un sistema di giri di potere, sempre gli stessi che si riproducono per connivenze e clientele? Parlando di oligarchie, non si pensi solo alla politica, ma al complesso di interessi nazionali e internazionali che nella politica trovano la loro garanzia di perpetruità”.
“Quel complesso di interessi è sovraccarico – continua – e non riesce più a trovare un equilibrio. Rischia l’implosione e si inceppa. La rielezione del presidente della Repubblica, impensabile in un sistema di governo anche solo minimamente dinamico, è rivelatrice. L’applauso grato e commosso d’una maggioranza impotente è il segno dell’impasse”.
“Per il futuro – dice Zagrebelsky – ci vogliono riforme. Ma dal punto di vista democratico sono in realtà controriforme”. “Il presidenzialismo – spiega – quale che ne sia il modello, è un modo di concentrare in alto la politica e di ridurre i cittadini a micro-investitori del loro voto, a favore di un gestore d’affari nel cerchio stretto delle oligarchie. In breve: è il protettorato d’un sistema di potere chiuso. Altro che potere al popolo. Anzi, il popolo deve non sapere o sapere il meno possibile: si è ripresa infatti la discussione sul riequilibrio dei poteri a danno dell’indipendenza delal magistratura e sui limiti al giornalismo di inchiesta, vedi la questione delle intercettazioni. E poi quel che non si intende più fare: vedi il silenzio calato sul conflitto di interessi e sull’inasprimento delle misure contro l’illegalità. Le oligarchie, del resto, sono regimi dei privilegi. Hanno bisogno di compiacenze e illegalità”.