Roma, 7 mag. (LaPresse) – Le Camere hanno approvato il Def. Il Senato ha approvato stamane la risoluzione di maggioranza, accolta dal Governo, al Documento di economia e finanza.I voti favorevoli sono stati 209, 58 quelli contrari e 19 gli astenuti. La risoluzione è stata presentata da Luigi Zanda (Pd), Renato Schifani (Pdl), Gianluca Susta (Scelta civica), Mario Ferrara (Gal) e dal gruppo Autonomie. La Lega si è astenuta. Questa sera anche la Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza, accolta dal Governo, al Documento di economia e finanza. I voti favorevoli sono stati 419, 153 quelli contrari e 17 gli astenuti. Hanno votato contro il Movimento Cinque Stelle e Sel, mentre si sono astenuti i deputati della Lega Nord.
È diventato ordine del giorno un emendamento del leghista Roberto Calderoli per la sospensione della rata dell’Imu di giugno e il rimborso di quella versata nel 2012. Il Governo, in particolare, si è dichiarato favorevole a una proposta di Calderoli che impegna a prevedere, nella nota di aggiornamento, la sospensione del pagamento della prima rata dell’Imu per le abitazioni principali, la rimodulazione entro l’anno della tassazione sugli immobili, la compensazione dei Comuni per il mancato introito di risorse, e a reperire le coperture necessarie anche per rimborsare quanto pagato nel 2012.
“La prosecuzione di una politica di bilancio basata esclusivamente sull’austerità non sarebbe in grado di assicurare la crescita e aggraverebbe l’attuale recessione: ad essa va immediatamente associata una politica volta a creare occupazione”. È un passaggio della premessa dlla risoluzione della maggioranza sul Def, a firma dei capigruppo Roberto Speranza (Pd), Renato Brunetta (Pdl), Lorenzo Dellai (Scelta civica), Pisicchio (Centro democratico), che ha ottenuto il via libera dell’Aula della camera. “A tal fine – prosegue la risoluzione – mentre deve proseguire la politica di contenimento e di razionalizzazione della spesa pubblica, i margini di flessibilità finanziaria che si renderanno disponibili con la chiusura della procedura di disavanzo eccessivo dovranno essere utilizzati per accrescere gli investimenti produttivi e per attenuare il carico fiscale che attualmente grava sulle famiglie e sulle imprese”.
Alla Camera la maggioranza chiede al governo, nella relazione al documento “di presentare al Consiglio europeo e alla Commissione europea il Programma di stabilità ed il Programma nazionale di riforma e ad assumere tutte le iniziative per favorire una positiva conclusione della ‘procedura di disavanzo eccessivo'”. E chiede “di riconsiderare in tempi brevi il quadro di finanza pubblica nel rispetto degli impegni europei per quanto riguarda i saldi di bilancio 2013-2014 e ad individuare gli interventi prioritari necessari per dare attuazione alle linee programmatiche indicate dal Presidente del Consiglio dei ministri nelle sue comunicazioni alle Camere e su cui ha ottenuto la fiducia, sottoponendo tempestivamente tali nuovi indirizzi all’approvazione parlamentare e presentando quindi al Consiglio europeo e alla Commissione europea un aggiornamento del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma”.
Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, durante la discussione sul documento in Senato ha detto “è un documento che va certamente aggiornato per tenere conto delle esigenze che sono maturate nel Paese in relazione alla congiuntura, che continua ad essere negativa, e che potrà essere aggiornato in meglio, nel senso che già ipotizza un onere per il servizio del debito pubblico probabilmente superiore a quello che si è già realizzato con la riduzione dei tassi d’interesse sui mercati finanziari nelle ultime settimane, malgrado le incertezze politiche”.
“Credo – ha spiegato Saccomanni – che il passaggio che dobbiamo adesso affrontare, quello appunto della decisione della Commissione europea di terminare la procedura di deficit eccessivo, è un punto fondamentale che potrà avere ripercussioni ulteriormente positive sul livello dello spread e dei tassi di interesse, e quindi anche sulle condizioni di finanziamento delle nostre banche e sui mercati internazionali, e quindi sulla loro capacità di trasferire risorse finanziarie all’economia, in particolare alle piccole e medie imprese.La prima fase fondamentale che ci troviamo quindi a dover affrontare è quella della chiusura della procedura di deficit eccessivo. Ci sono tutte le premesse, come sono state indicate anche con le proiezioni di finanza pubblica recentemente approvate dalla Commissione europea, ma c’è grande attenzione da parte della stessa Commissione anche sul dibattito attualmente in corso in Parlamento in seguito alle linee programmatiche annunciate dal Presidente del Consiglio”.
“La seconda fase di questa procedura che prevediamo è la revisione del Documento di economia e finanza, in particolare per quanto riguarda il programma nazionale di riforma che certamente dovrà tenere conto delle linee programmatiche espresse dal Presidente del Consiglio nel discorso con cui ha ottenuto la fiducia e che – lo ricordo – prevede anche lì misure di carattere immediato ma anche di più lungo periodo che potranno essere prese nel contesto delle riforme strutturali in programma”, ha detto Saccomanni.
“Da questo punto di vista quindi- ha sottolineato Saccomanni – l’approvazione del Documento di economia e finanza nelle condizioni in cui si trova è un passo importante che può consentirci di procedere con fiducia già dalle prossime settimane. Lunedì e martedì prossimi parteciperò alla riunione dell’Eurogruppo e dell’Ecofin a Bruxelles ed avere il sostegno del Parlamento sul Def sarà un elemento molto importante di cui mi potrò avvalere”.
Al Senato i Gruppi di opposizione hanno sottolineato la continuità del Governo Letta, che antepone il rigore alla crescita, con la linea dell’austerità recessiva del Governo Monti, che ha avuto esiti fallimentari anche nell’ottica del risanamento della finanza pubblica. Hanno inoltre richiamato i contenuti delle due proposte di risoluzione, precluse dall’approvazione del testo di maggioranza, che chiedevano al Governo, in sede europea, di rinegoziare il Fiscal Compact e di conferire alla Bce i poteri di prestatore di ultima istanza e finanziatore degli investimenti produttivi; in sede nazionale, di sostenere scuola, università e ricerca, di valorizzare l’economia verde, di rivedere il piano delle opere pubbliche.