di Ettore Boffano
Torino, 22 apr. (LaPresse) – “Nessuno mi ha cercato per incarichi istituzionali e io di questo non parlo. Quanto al Pd, credo che si possa ancora scommettere su questo partito. Ma bisogna liberarlo da qualsiasi illusione ‘grillina’ e, nello stesso tempo, da qualsiasi subalternità a Berlusconi o a discorsi di sola tutela della situazione economica, vissuta come un ‘feticcio’. Se mi è consentita una battuta, per dirla con Vendola, bisogna ridare una ‘narrazione’ al Pd che, ovviamente, non può essere quella di Vendola e meno che mai quella di Grillo”.
Così a LaPresse, sulla situazione del Partito Democratico, l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, attuale presidente della Compagnia di San Paolo (la fondazione bancaria che detiene il pacchetto di azioni più consistente di Intesa-San Paolo), che nel secondo scrutinio per il Quirinale aveva raccolto 90 voti (i ‘renziani’ più i ‘montezemoliani’ di Scelta Civica) e che ora è indicato da molti come possibile ministro del futuro governo. Un argomento quest’ultimo che, proprio nel rispetto del suo attuale ruolo di ‘garante’ di una fondazione bancaria, Chiamparino si rifiuta assolutamente di affrontare e di commentare. “Nessuno mi ha cercato e io ‘lavoro’ solo per la Compagnia di San Paolo”, si limita a ripetere.
Riguardo al partito, invece, l’ex sindaco di Torino sottolinea che “lo sfarinamento in correnti e soprattutto la non definizione netta di un’identità e di un programma hanno determinato la situazione attuale. Quando ci si affida, con una legge elettorale come il ‘porcellum’, a delle frettolose primarie per scegliere dei candidati che poi saranno comunque eletti, e non si dà loro una linea precisa capace di innescare una naturale disciplina di partito, si fa in modo che quegli stessi eletti restino in balia delle poche centinaia di preferenze raccolte nelle primarie e dai tweet o dagli umori che provengono da chi quelle stesse preferenze ha espresso”. Conclude Chiamparino: “Uno dei problemi più gravi di queste ore è proprio questo, assieme a una sorta di ‘neomassimalismo’ che impedisce a qualcuno di non transigere su certi principi democatici. Ciò che è accaduto a Franceschini e Fassina, per esempio, è solo squadrismo e basta”.
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