Quirinale, Pd diviso tra Rodotà, Cancellieri e Chiamparino

Roma, 19 apr. (LaPresse) – Una notte tormentata e, per molti, insonne quella dei grandi elettori del Pd per il Quirinale. Scossa dal doppio flop di Franco Marini e Romano Prodi, dalle dimissioni di Pier Luigi Bersani e di Rosy Bindi, dal fallimento sia della linea di una trattativa con Silvio Berlusconi (la candidatura Marini) sia di quella contrapposta della rottura con il Cavaliere (la candidatura Prodi). Infine, con molti dei rappresentanti del Pd umiliati tanto dal ‘movimentismo’ di Grillo, che li tiene in ostaggio grazie alla candidatura dell’ex presidente del Pds, Stefano Rodotà, quanto dalla gravissima accusa mossa loro dal segretario dimissionario: “Uno su quattro di noi è un traditore”. Che cosa faranno ora i parlamentari e i delegati regionali del Pd nella sesta votazione per il Quirinale? Alcuni, ma si ritiene non saranno molti, seguirà le indicazioni della segreteria ponendo nell’urna la scheda bianca per consentire la discussione sino al settimo scrutinio del pomeriggio. Ma, si fa ancora osservare all’interno del Pd, c’è ancora qualcuno disposto a seguire le indicazioni di Bersani? A questo punto, dunque, è probabile che una parte dei voti vada già questa mattina a Rodotà, da parte di chi ritiene ormai che l’unica strada possibile per uscire dall’impasse sia quella di seguire Sel e il M5S.

Per un ragionamento opposto, ma identico dal punto di vista della logica politica, dovrebbero finire invece ad Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno del governo Monti, indicata da Scelta Civica ma gradita anche a certi ambienti del Pdl, i voti moderati del Partito democratico, proponendo così una contrapposizione – Rodotà/Cancellieri – che potrebbe davvero costituire lo scontro finale decisivo per la successione a Giorgio Napolitano. Un Napolitano che, si continua a sostenere negli ambienti più vicini a Bersani, difficilmente potrebbe accettare in extremis, e come ultimo servizio al Paese per toglierlo dalla dramnmatica paralisi istituzionale, un secondo mandato ‘a tempo’.

Tutto deciso, dunque, attorno alla battaglia Rodotà-Cancellieri? Non è ancora detto, poiché nel caos politico del Pd si agitano in queste ore altre due ipotesi. La prima è quella per il momento più incerta e confusa e si rifà alle parole pronunciate ieri sera da Bersani, dopo l’annuncio delle proprie dimissioni, che avevano fatto intendere la necessità di trovare un’intesa attorno a una figura nuova, di area Pd ma estranea all’attuale realtà politica del partito. La seconda, portata avanti da un gruppo di renziani e da una parte dei ‘giovani turchi’ del Pd, rilancia a sorpresa (ma senza essere del tutto incompatibile proprio con la proposta di Bersani) il nome dell’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, oggi presidente della fondazione bancaria Compagnia di San Paolo. E negli stessi ambienti che spingono su questo nome, si fa filtrare addirittura un primo sì all’ipotesi Chiamparino da parte di Roberto Maroni, leader della Lega Nord. Un possibile ‘viatico’ che, nelle prossime ore, potrebbe favorire un disgelo anche da parte del Pdl.