Roma, 18 apr. (LaPresse) – E’ Franco Marini il candidato del Partito democratico alla presidenza della Repubblica. Lo ha annunciato il segretario Pier Luigi Bersani, durante la riunione al Teatro Capranica di Roma. Un nome, quello dell’ex presidente del Senato, che per Bersani è in grado di “realizzare le maggiori convergenze”. “E’ una persona limpida e generosa – ha detto il segretario – ha radici nel sociale significative, ha la capacità ed esperienza politica, e un carattere in grado di reggere le onde”. Il nome di Franco Marini ha iniziato a prendere sempre più piede nel pomeriggio, perché visto come una figura capace di mettere d’accordo Pd e Pdl, dopo giorni di trattative serrate tra Bersani e Berlusconi.
E mentre al Capranica il leader del Pd spiegava ai suoi il perché della scelta, dall’aula dei gruppi a Montecitorio Berlusconi applaudiva alla decisione del democratico e invitava il Pdl ad “essere compatto” nel votare Marini (“Scrivete nella scheda Franco e non Francesco, non sbagliate è molto importante”, ha precisato il Cavaliere), un uomo, ha spiegato, “che viene dal popolo” ed “è capace di una buona autonomia”. Poco importa, per Berlusconi, che non abbia militato nel centrodestra, perché “è una persona seria” e la sua candidatura “non è una sconfitta per noi”.
Così, se Bersani raccoglie i consensi a piene mani nel centrodestra, non fa altrettanto tra i suoi, 90 dei quali (a fronte dei 222 sì) hanno bocciato la candidatura di Marino e minacciano di opporsi anche domani, quando alla Camera inizieranno le votazioni vere e proprie per eleggere il capo dello Stato. Il primo a dire no è stato Matteo Renzi, spina nel fianco di Bersani, secondo il quale “votare Marini significa fare un dispetto al Paese”. Meglio Prodi, Bonino e Rodotà, rilancia il sindaco di Firenze. E proprio sull’ex garante della privacy sembra convergere anche Sel, che ha annunciato, per bocca del leader Nichi Vendola, che discuterà “domani mattina come gruppo” se votare proprio Rodotà. Un nome deciso oggi anche dal Movimento 5 Stelle, dopo il ritiro in corsa di Milena Gabanelli, prima scelta dagli attivisti con le ‘Quirinarie’ on line e di Gino Strada.
I veleni all’interno del Pd non si sono fatti attendere. Beppe Civati non usa eufemismi: con la scelta di Marini, dice, si dà ragione a Grillo e si dimostra che il partito è “il Pd meno elle”, la renziana Simona Bonafé annuncia che domani voterà contro, ma “non siamo franchi tiratori”. Metteo Orfini, lasciando il teatro spiega di essere tra quei 90 che non hanno appoggiato la decisione di Bersani, ma annuncia che domani seguirà la maggioranza. A favore di Marini, invece, Anna Finocchiaro, secondo la quale “è una persona in grado di rappresentare l’Italia”.
Al termine di una lunga serata, mentre una folla di contestatori fuori dal teatro accusa il Pd di “tradimento”, fonti interne del partito riferiscono che la scelta di proporre Marini potrebbe essere stata soltanto una mossa “esplorativa” di Bersani, che domani potrebbe rivelare la “sorpresa” di cui aveva parlato prima di iniziare la riunione con i suoi. Nel cilindro del segretario potrebbe esserci ancora Romano Prodi, il cui nome metterebbe d’accordo quasi tutto il Pd. Conti alla mano, infatti, con Marini si rischierebbe di arrivare alla quarta votazione, nonostante l’appoggio annunciato del Pdl.