Roma, 12 apr. (LaPresse) – Le consultazioni online del Movimento 5 Stelle per il candidato da proporre al Quirinale sono annullate. Lo annucnia il Movimento 5 Stelle sul blog di Beppe Grillo. “Le votazioni – si legge sul sito – per il presidente della Repubblica di ieri sono state oggetto di attacco di hacker. In presenza dell’ente di certificazione è stata riscontrata una intrusione esterna durante il voto e siamo riusciti a determinare le modalità con cui è avvenuto l’attacco. Abbiamo deciso di annullare quindi le votazioni di ieri e ripeterle oggi con nuovi livelli di sicurezza”.
“Ci scusiamo per questo inconveniente e chiediamo di ripetere le votazioni”, spiegando che “le indicazioni per il voto sono le stesse di ieri, gli iscritti al MoVimento 5 Stelle al 31 dicembre 2012, che abbiano inviato i documenti digitalizzati, potranno proporre il loro candidato per la presidenza della Repubblica fino alle ore 21. I primi dieci candidati saranno in seguito, il giorno lunedì 15 aprile, votati per scegliere il nome che sarà indicato dal gruppo parlamentare del M5S. Coloro che hanno il diritto di proporre il prossimo Presidente della Repubblica riceveranno una email con le istruzioni dopo le ore 11 di questa mattina”.
Intanto dagli intenditori del web fioccano le critiche. Utilizzare per il voto online sul candidato al Quirinale del Movimento 5 Stelle una piattaforma open source e non una “piattaforma chiusa e opaca”. E’ l’appello lanciato su change.org (www.change.org/it/petizioni/movimento-5-stelle-per-una-piattaforma-web-open-source-con-licenza-gpl), un sito dedicato alle petizioni, da un gruppo di informatici attivi nella promozione del software libero. Appello rilanciato oggi, visto l’annullamento della consultazione. “Il merito – scrivono – che va riconosciuto al successo del MoVimento 5 Stelle è quello di aver aperto uno squarcio rispetto a un’altra pratica possibile: aperta, partecipativa, digitale, egalitaria”. Ma “presentarsi in Parlamento con l’apriscatole, e al contempo far esprimere i cittadini su una piattaforma chiusa e opaca non è compatibile”. Perciò per rendere questa “consultazione del tutto rivoluzionaria”, concludono, “il codice sorgente della piattaforma dovrebbe essere pubblicato”.
“Sarà infatti difficile – prosegue l’appello – sostenere la buona fede, appellandosi semplicemente a enti certificatori (chi controlla il controllore?)”. La questione, insomma, è che per ora sui che risultati occorre fidarsi di Grillo e Casaleggio e dell’ente, il Dnvba, il cui nome fino a oggi era anche stato tenuto segreto. “Avere il sorgente pubblicato – spiegano invece gli attivisti – permette a tutti di riprodurre i risultati delle consultazioni, rendendole veritiere, affidabili e trasparenti”.
E’ stato proprio grazie all’ente certificatore, ribatte Claudio Messora, responsabile comunicazione del M5S al Senato, sul suo blog www.byoblu.com, che “il tentativo peraltro molto sofisticato di falsificazione dei risultati è stato scoperto e denunciato, portando all’invalidamento di tutta l’operazione e alla sua ripetizione”. Ma il problema della trasparenza resta. “Quel che succede oggi era ampiamente previsto, e prevedibile persino dal MoVimento stesso”, spiega Carlo Frinolli, autore dell’iniziativa e tra i fondatori della Rete italiana open source, nonché imprenditore di una piccola azienda, Nois3lab, che sviluppa soluzioni web basate sul software aperto. “Tanto – sottolinea – che avevano predisposto eventuali slittamenti delle tempistiche. Quel che invece stanno sottovalutando è il rischio e la incompatibilità dell’uso di una piattaforma chiusa e proprietaria. Incompatibilità perché chi si fa paladino della trasparenza non può cadere su una contraddizione così patente, rischio perché i software proprietari, chiusi e opachi sono noti solamente al ristretto numero degli sviluppatori, e sicuramente non possono competere con i software il cui codice è pubblico e controllabile da tutti”.
Un appello difficilmente ignorabile da un movimento come il 5 Stelle, che del mondo open si è fatto alfiere: tanto che ‘La Cosa‘, la webradio del sito beppegrillo.it, trasmette esclusivamente musica distribuita con licenza Creative Commons, cioè “che per volontà dell’artista che l’ha creata deve essere condivisa liberamente e pertanto può essere scaricata legalmente”: si tratta del corrispettivo per la musica di quello che rappresenta il software libero per il mondo dei computer.