Roma, 12 apr. (LaPresse) – Utilizzare per il voto online sul candidato al Quirinale del Movimento 5 Stelle una piattaforma open source e non una “piattaforma chiusa e opaca”. E’ l’appello lanciato su change.org (www.change.org/it/petizioni/movimento-5-stelle-per-una-piattaforma-web-open-source-con-licenza-gpl), un sito dedicato alle petizioni, da un gruppo di informatici attivi nella promozione del software libero. Appello rilanciato oggi, visto l’annullamento della consultazione. “Il merito – scrivono – che va riconosciuto al successo del MoVimento 5 Stelle è quello di aver aperto uno squarcio rispetto a un’altra pratica possibile: aperta, partecipativa, digitale, egalitaria”. Ma “presentarsi in Parlamento con l’apriscatole, e al contempo far esprimere i cittadini su una piattaforma chiusa e opaca non è compatibile”. Perciò per rendere questa “consultazione del tutto rivoluzionaria”, concludono, “il codice sorgente della piattaforma dovrebbe essere pubblicato”.
“Sarà infatti difficile – prosegue l’appello – sostenere la buona fede, appellandosi semplicemente a enti certificatori (chi controlla il controllore?)”. La questione, insomma, è che per ora sui che risultati occorre fidarsi di Grillo e Casaleggio e dell’ente, il Dnvba, il cui nome fino a oggi era anche stato tenuto segreto. “Avere il sorgente pubblicato – spiegano invece gli attivisti – permette a tutti di riprodurre i risultati delle consultazioni, rendendole veritiere, affidabili e trasparenti”.
E’ stato proprio grazie all’ente certificatore, ribatte Claudio Messora, responsabile comunicazione del M5S al Senato, sul suo blog www.byoblu.com, che “il tentativo peraltro molto sofisticato di falsificazione dei risultati è stato scoperto e denunciato, portando all’invalidamento di tutta l’operazione e alla sua ripetizione”. Ma il problema della trasparenza resta. “Quel che succede oggi era ampiamente previsto, e prevedibile persino dal MoVimento stesso”, spiega Carlo Frinolli, autore dell’iniziativa e tra i fondatori della Rete italiana open source, nonché imprenditore di una piccola azienda, Nois3lab, che sviluppa soluzioni web basate sul software aperto. “Tanto – sottolinea – che avevano predisposto eventuali slittamenti delle tempistiche. Quel che invece stanno sottovalutando è il rischio e la incompatibilità dell’uso di una piattaforma chiusa e proprietaria. Incompatibilità perché chi si fa paladino della trasparenza non può cadere su una contraddizione così patente, rischio perché i software proprietari, chiusi e opachi sono noti solamente al ristretto numero degli sviluppatori, e sicuramente non possono competere con i software il cui codice è pubblico e controllabile da tutti”.
Un appello difficilmente ignorabile da un movimento come il 5 Stelle, che del mondo open si è fatto alfiere: tanto che ‘La Cosa‘, la webradio del sito beppegrillo.it, trasmette esclusivamente musica distribuita con licenza Creative Commons, cioè “che per volontà dell’artista che l’ha creata deve essere condivisa liberamente e pertanto può essere scaricata legalmente”: si tratta del corrispettivo per la musica di quello che rappresenta il software libero per il mondo dei computer.