Roma, 18 mar. (LaPresse) – Quella della nomina di Daniele Martinelli a capo della comunicazione della Camera del Movimento 5 Stelle è stata “una scelta di Grillo e dello staff, spero gradita anche ai seguaci”. Lo spiega a LaPresse lo stesso Martinelli, raggiunto telefonicamente. Per “staff”, spiega, si intende “Casaleggio e il gruppo di ragazzi che lavora con lui, che hanno lavorato alla piattaforma per le votazioni e al resto”.
Non è stato colto di sorpresa dall’annuncio di Grillo: “Sono stato contattato – racconta – negli ultimi giorni e mi è stata offerta questa possibilità. Questo incarico mi soddisfa molto e mi carica di responsabilità”. Come è avvenuta la scelta? “Non sono un nome nuovo, ho già lavorato con Grillo”. Martinelli vive a Milano. E’ noto soprattutto per il suo blog, danielemartinelli.it. Ora, spiega, “penso di trasferirmi a Roma. Adesso ci organizziamo un attimo. Sai, avendo rinunciato a tutti i fondi, il movimento non ha tanti soldi. Con la Lombardi (capogruppo alla Camera del M5S, ndr), con cui dovrò interfacciarmi, dobbiamo ancora sentirci”.
“Mi occuperò – spiega – dell’interazione col blog del comico, di internet”. E il rapporto dei parlamentari grillini con la stampa? “Non credo – dice – che sarà preclusa la strada ai media tradizionali. L’unico divieto è quello legato ai talk show, che fanno una politica da salotto. Interviste e dichiarazioni ai giornali non avranno pregiudiziali. Credo che la comunicazione serva a togliere più filtri possibile. Non credo che parlerò a nome di nessuno”.
Sulla questione del voto a Grasso, spiega: “Personalmente non ho pregiudiziali su Grasso, alla fine la persona mi sembra valida. Il problema del movimento è quello di dare un voto uniforme. Il fatto che alcuni abbiano votato diversamente vuol dire che non sono prigionieri di un’ideologia. Però devono dichiarare le proprie scelte e poi si mettono a disposizione dei loro eletti per dimettersi”.
Quindi vanno espulsi? “Fosse per me, se hanno votato in coscienza, li lascerei dove sono. Tra l’altro non sappiamo se i soli voti del Movimento siano stati determinanti all’elezione di Grasso, c’erano anche i montiani”. Però “l’espulsione – spiega Martinelli – non va intesa come si intende nei partiti. Per noi l’espulsione presuppone che l’eletto non può più far uso del marchio e del nome. Non so neanche se, secondo le regole del Movimento, debba dimettersi dalla carica. Con i precedenti casi, di Salsi e Favia, non ci sono state dimissioni: hanno continuato a fare politica. Poi Favia si è candidato con Ingroia e gli elettori l’hanno punito. Poi si spera sempre che non ci siano dei De gregorio o Scilipoti tra noi, ma il rischio fa parte del gioco, soprattutto in Italia”.
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