Bersani convince il Pd: Ok a Governo minoranza, non c’è piano B

Roma, 6 mar. (LaPresse) – La differenza tra l’assemblea dei parlamentari grillini e la direzione del Pd è lampante. Da una parte volti noti quasi tutti, grandi oratori e pochi applausi. Dall’altra giovani sconosciuti timidi però incoraggiati dai colleghi onorevoli. Far convivere due sistemi simili, Bersani già lo sa, sembra impossibile ed infatti alla fine della riunione a Roma dei vertici del suo partito è chiaro: “La nostra proposta è un sentiero molto stretto” a fronte di “un dato del M5S che non ha precedenti nella storia”. Per questo la soluzione è d’emergenza: Governo di minoranza al Senato con soli 8 punti da portare a casa. Sarà quindi gioco forza “un Governo di cambiamento” che nascerà al termine di “un percorso istituzionale” garantito dalla “piena fiducia in Napolitano” del Pd.

Nel dettaglio Bersani propone innanzitutto un’uscita “dalla gabbia dell’austerità” cercando in Europa di “conciliare la disciplina di bilancio con investimenti pubblici produttivi e di ottenere maggiore elasticità negli obiettivi di medio termine della finanza pubblica”. Ci sono poi sul tema lavoro misure varie, come redistribuzione Imu, tracciabilità, salvaguardia esodati, salario minimi per chi è senza copertura contrattuale. Sul fronte politico, terzo punto del programma, dimezzamento degli onorevoli e cancellazione in Costituzione delle province, doppio turno per la legge elettorale. Al quarto punto la legge sulla corruzione, sulla revisione della prescrizione, sul reato di autoriciclaggio. Al quinti punto il conflitto di interesse, tocca poi alla green economy, prima del settimo e ottavo punto dove si parla di diritti, istruzione e ricerca dove troviamo legge contro il femminicidio, sulle coppie gay e non, stabilizzazione precari della scuola.

“Qui non si sta corteggiando Grillo ma si sta cercando di capire il sistema” spiega Bersani, che vuol “dare voce all’esigenza di cambiamento. Dobbiamo dirlo senza balbettare”. “Se il Movimento 5 stelle spera nell’autodistruzione del sistema, senza metterci l’impronta, e che noi ce ne staremo a guardare senza fare niente, ha fatto male i suoi conti. Cinque stelle – ha aggiunto Bersani – aspetta il facile bersaglio di un accordo di palazzo contro cui sparare a palle incatenate? Spera che noi si stia fermi e muti? Se è così, sbaglia i conti. Ci rivolgeremo al nuovo Parlamento chiedendo un’assunzione di responsabilità”. “Siamo pronti da domani ad aprire un confronto” conclude Bersani. Presente alla direzione del Pd anche Matteo Renzi, che però sceglie di tacere, allarmista invece l’appello di D’Alema: “Stiamo attraversando una lunga crisi della democrazia”. Alla fine però tutti d’accordo, con un solo astenuto e quindi si va in Parlamento a decidere. Prossime tappe il 14 la riunione degli onorevoli, dal 19-20 marzo le consultazioni.