Roma, indagato per appalti bus: Soldi per segretaria Alemanno

Roma, 25 gen. (LaPresse) – “Ceraudo fece riferimento alla ‘segreteria di Alemanno’ come destinataria delle risorse finanziarie. Non precisò né io chiesi se la segreteria di Alemanno fosse destinataria di tutto o di parte delle risorse”. L’interrogatorio dell’8 aprile scorso e venuto fuori soltanto in serata, scuote il mondo della politica e imprenditoria romana. La frase è stata riferita al gip di Roma, Stefano Aprile, da Edoardo D’Inca Levis, imprenditore, residente a Praga, indagato per un commessa di 20 milioni di euro per la fornitura di 45 bus destinati al Comune di Roma. L’inchiesta, partita più di un anno fa, ha portato all’arresto di Roberto Ceraudo, ex amministratore della Breda Menarinibus e alle dimissioni dell’ex amministratore dell’Ente Eur, Riccardo Mancini.

“Ceraudo mi disse – dice Levis – che la politica voleva ancora soldi”. “Gli accordi preliminari non scritti con Ceraudo – spiega l’imprenditore al gip – erano nel senso che il compenso di tutto il lavoro da me svolto per la fornitura dei 45 filobus ammontava all’1% della fornitura di competenza della Breda Menarini. Poco dopo, sempre nel 2008, Ceraudo mi manifestò la necessità di ‘aiutare’ la commessa nel senso che andavano reperite risorse per un milione 200mila euro da destinare a persone della De Santis Costruzioni in grado di influire sull’assegnazione dell’appalto”.

Francesco Ceraudo è finito in carcere per corruzione. L’indagine della procura di Roma riguarda una presunta tangente da 500mila euro che sarebbe dovuta andare proprio a Riccardo Mancini, per favorire un appalto relativo a 45 autobus per collegare la tratta Roma-Laurentina-Tor Pagnotta. Per favorire la commessa a Breda Menarinibus, Ceraudo si sarebbe convinto a pagare, coinvolgendo anche un altro imprenditore. Sarebbe stato quest’ultimo, a sua volta arrestato alcune settimane fa, a fornire alcune importanti conferme alla procura. Di qui la decisione di arrestare Ceraudo. Edoardo D’Inca Levis è un imprenditore nato a Verona ma da anni residente a Praga.

“Non ho idea di chi sia il signor D’Incà Levis e nè il sottoscritto nè la mia segreteria si sono mai occupati di interferire nelle assegnazioni di appalti di qualsiasi genere, compreso ovviamente quello riguardante l’inchiesta in questione”, ha sottolineato in una nota Alemanno in serata. “Escludo – ha aggiunto – nella maniera più categorica che membri della mia segreteria possano essere tra i destinatari di somme in denaro per questo o per qualsiasi altro affare”.