Roma, 25 gen. (LaPresse) – Una legge per regolare la discesa in campo delle toghe in politica, un appello per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, la richiesta di far uso delle pene alternative e poi i numeri, troppi, contro i quali ogni anno si infrange il sogno di snellire i processi sia civili che penali. Questi i punti cardine della corposa relazione con la quale il primo presidente della Cassazione ha aperto l’inaugurazione dell’anno giudiziario oggi a Roma. Alla presenza del capo dello Stato, del premier Mario Monti e della maggior parte dei ministri, Ernesto Lupo ha chiesto a chiare lettere un “codice etico e una disciplina più rigorosa” per regolamentare e limitare la discesa in politica dei magistrati “almeno nei distretti dove hanno esercitato le loro funzioni, per evitare che nell’opinione pubblica venga meno la considerazione per i giudici”.

“Il legislatore – ha detto Lupo – non è riuscito ad approvare, nonostante l’evidente necessità d’impedire almeno candidature nei luoghi in cui è stata esercitata l’attività giudiziaria e di inibire il rientro, a cessazione del mandato parlamentare, nel luogo in cui si è stati eletti”. Tra gli appelli lanciati alla politica, c’è anche quello di “impegnarsi in sforzi convergenti e contributi responsabili alla ricerca di intese”. Subito il suo discorso si è spostato sull’amara situazione della carceri italiane. “L’inerzia su questa questione – dice nella sua relazione di 400 pagine – vale decine di punti di spread”. La “mancanza di iniziative in materia di carcerazione – si legge – ha prodotto la recentissima ulteriore condanna del nostro Paese da parte della Corte di Strasburgo”. Il dato sulla carcerazione è sottolineato dal magistrato specie perché si è alla vigilia delle elezioni politiche. Lupo infatti spiega che questa volta la situazione è “anche oggetto di straordinaria attenzione di tutte le istituzioni e di tutti i Paesi dell’Unione europea”.

Lupo esprime “amarezza” per la situazione “dramnmatica” delle carceri. Parla di 18.661 detenuti in “esubero” rispetto ai posti letto. Poi i numeri per dimostrare la lentezza e la difficoltà di portare avanti un processo: 900 giorni per un processo di appello e il rischio prescrizione con 128mila procedimenti prescritti nell’ultimo anno. Per quanto riguarda il penale, dunque, Lupo afferma: “ci limitiamo a costatare, come dato positivo, che diminuiscono (3,1%) i procedimenti iscritti relativi ad autori noti (a 3.271.301); come dato negativo, che diminuiscono (-2,3%) anche i procedimenti definiti (3.178.265), mentre aumenta la media dei tempi di definizione dei procedimenti penali per i giudici di pace (da 233 a 265 giorni) e per i tribunali ordinari (da 329 a 357 giorni). La situazione complessivamente più critica dell’intero sistema giudiziario rimane quella delle corti di appello. Per Lupo la lungaggine dei processi “danneggia l’immagine dell’Italia”.

“In base ai dati comunicati dal ministero – dice Lupo – nel settore della giustizia penale di merito, nel periodo compreso tra il 1 luglio 2011 e il 30 giugno 2012, i procedimenti iscritti sono stati 3.271.301, segnando una flessione del 3,1% rispetto ai 3.374.486 dell’anno precedente. E nel disegnare un quadro a tinte fosche, i pochi buoni risultati, Lupo li attribuisce al governo Monti e al ministro della Giustizia, Paola Severino di cui il presidente di Cassazione riconosce “particolarmente, la determinazione, la tenacia e la capacità”. In particolare, Lupo sostiene che il governo ha “concretamente dimostrato consapevolezza dell’esigenza di porre finalmente mano all’incisiva azione di contrasto alla corruzione, che rappresenta una storica piaga del nostro Paese, al pari della criminalità mafiosa che caratterizza in senso negativo l’immagine dell’Italia nel consesso internazionale e incide pesantamente sulla fiducia dei cittadini verso la pubblica amministrazione e, di riflesso, sull’economia nazionale”.

Ringrazia la Severino perché “in un Paese ricco di annunci, ma carente di realizzazioni, dobbiamo constatare che la legge promessa sulla corruzione è stata approvata ed è entrata in vigore”. Un altro tema affrontato è stato quello del reato di tortura nella cui introduzione, per Lupo, “l’Italia è in notevole ritardo”. “I relativi disegni – ha ricordato il presidente del ‘Palazzaccio’ – non sono sfociati in legge mentre le fattispecie penali applicabili (maltrattamenti, abusi di mezzi di autorità, di correzione e di disciplina, lesioni personali) sono lontane dal corrispondere alle condotte di particolare gravità riconducibili alle nozioni di tortura e non assicurano nel concreto, considerati anche i termini di prescrizione, effettività alla risposta sanzionatoria”. Alla cerimonia hanno partecipato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il premier Mario Monti, il vicepresidente del Csm Michele Vietti, i ministri Paola Severino, Annamaria Cancellieri, Giampaolo Di Paola, Piero Giarda, Filippo Patroni Griffi, Francesco Profumo, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. Presenti anche i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani.

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