Roma, 15 gen. (LaPresse) – Il Viminale ha approvato per le elezioni del 24 e 25 febbraio, i seguenti 169 simboli, ne ha ricusati 34 e dichiarati senza effetto per carenza di documentazione 16. Tra i casi più clamosori il simbolo della Lega Nord, che figura tra i 34 ricusati. Il simbolo in questione è quello con Alberto da Giussano, la scritta Maroni, il simbolo della Padania e la scritta ‘TreMonti 3L’. Ammessi, invece, i simboli di Lega Lombardo Veneta, Lega Federale del Sud, Lega per l’Italia, Lega Italia e Lega del Sud, nessuno dei quali fa riferimento al Carroccio. “Non è una vera e propria ricusazione, si tratta di una osservazione tecnica in cui ci invitano a una correzione ortografica: la ‘M’ maiuscola può indurre l’elettore alla confusione e sembrare un riferimento a Monti”, spiega a LaPresse Gianni Fava, il deputato della Lega che ha presentato il simbolo della Lega al Viminale. “Ce l’avevano già fatta – aggiunge – questa osservazione prima della presentazione, quindi ho già il simbolo corretto pronto: è lo stesso simbolo con la ‘m’ minuscola. Domattina lo presenterò”. La Lega presenterà ricorso invece contro l’ammissione del simbolo ‘Prima il Nord’. “Hanno respinto il nostro e accettato simboli che richiamano la Lega in tutti i modi possibili. Sicuramente faremo ricorso”, spiega Fava.
Dichiarata “senza effetto”, invece, la presentazione del simbolo dell’Idv. In pratica il Viminale ha detto che mancava della documentazione e quindi la presentazione risulta nulla. Fuori anche il Partito dei Comunisti Italiani e la Federazione dei Verdi. Ricusati invece un simbolo civetta che faceva il verso al Movimento 5 stelle di Beppe Grillo presentato da Danilo Foti. Stop anche per un simbolo che assomigliava a quello del premier Mario Monti “Monti presidente per l’Europa”, e per uno che si rifaceva a quello di Antonio Ingroia, identico all’originale ma senza il nome, “Rivoluzione civile”.
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