Roma, 26 nov. (LaPresse) – Alessandro Sallusti non andrà in carcere, ma non per merito del Parlamento. Il direttore de Il Giornale, condannato per diffamazione a mezzo stampa a 14 mesi di reclusione per un articolo scritto da un suo redattore quando lui era alla guida di Libero, potrà scontare la sua pena agli arresti domiciliari. E’ stato lui stesso in mattinata con un tweet a dare la notizia, poi confermata dalla procura di Milano, la quale ha richiesto che i 14 mesi di reclusione vengano scontati a casa della sua compagna e parlamentare del Pdl Daniela Santanché, non essendoci “all’evidenza pericolo di fuga, né pericolosità sociale”. Sulla modifica della legge sulla stampa, datata 8 febbraio 1948, e del codice di procedura penale, laddove disciplina il reato di diffamazione a mezzo stampa, si arrende invece il Senato.
IL VOTO AL SENATO. Dopo l’approvazione, con voto a scrutinio segreto, dell’emendamento che reintroduceva la pena detentiva fino a un anno per i giornalisti, le conseguenti polemiche e lo sciopero ‘sospeso’ in extremis dalla Fnsi, l’aula di palazzo Madama ha deciso, anche in questo caso esprimendosi con garanzia di anonimato, di bocciare l’articolo 1 del ddl, cuore del provvedimento. E’ stato il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri a decidere, di fatto, l’affossamento del testo, invitando il suo gruppo, in sede di dichiarazione di voto, all’astensione. “Purtroppo – ha spiegato a fine seduta – ha vinto il fronte del carcere. Chi ha fatto sì che la riforma non si concretizzasse si è assunto la responsabilità di mantenere il carcere fino a sei anni per i giornalisti”. Soddisfatto il senatore Pd Vincenzo Vita: “Il caso è chiuso. Grazie anche a una bella manciata di senatori della destra che ha votato contro l’articolo 1 del provvedimento. Abbiamo vinto, perché decaduto l’articolo 1 decade tutto”.
L’ORDINE DEI GIORNALISTI. Anche il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, che dall’alto della ‘piccionaia’ di palazzo Madama osservava i senatori mentre votavano e mandava sms ad alcuni di loro, tira un sospiro di sollievo: “C’è stato un recupero di dignità da parte del Senato. Sono grato a chi ha votato per mandare a morte una legge assurda, anche se – ammette – resta la preoccupazione per ciò che avverrà, dal momento che rimane la vecchia legge e non è una bella legge”.
LA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA. “Affossata la legge-bavaglio sulla diffamazione. Un grazie enorme a colleghi e colleghe e ai tanti cittadini e cittadine insieme ai quali abbiamo condotto una battaglia di autonomia e di civiltà”. Così su Facebook Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana.
LE REAZIONI POLITICHE. Spera ancora nella possibilità di cambiare le cose il segretario del Pdl Angelino Alfano: “Siamo vicini al direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, per una decisione incomprensibile per chi ha a cuore la libertà di stampa in un Paese civile e democratico. E’ una vicenda triste, ma – spiega – confidiamo che la politica, al di là delle appartenenze, si unisca per trovare un accordo possibile che scongiuri la previsione del carcere per i giornalisti, a tutela delle libere opinioni”.
Per Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, il testo “è morto, basta così. L’esianto non è riuscito”.