Milano, 9 ott. (LaPresse) – “Alle 16 conferenza stampa sulle ragioni delle mie dimissioni. Governare una regione in queste condizioni è [quasi impossibile]”. Con questo messaggio, postato su Twitter poco dopo le 15 (e un analogo comunicato stampa), il presidente della provincia di Milano Guido Podestà ha gettato lo scompiglio. In tanti, muniti di taccuini e telcamere, si sono precipitati nella sala della giunta di Palazzo Isimbardi, convinti che Podestà si stesse dimettendo. Invece, dopo aver specificato di non avere alcuna intenzione di fare un passo indietro, ha spiegato che si è trattato di “una forzatura non volontaria”. Spiegazione poco chiara che ha preso forma poco dopo grazie a una registrazione fortuita. Podestà, convinto di non essere ascoltato, ha chiesto al suo portavoce Andrea Radic: “Hai mandato tu quei Tweet?”. E Radic: “Sì”. Podestà replica: “E’ una stronzata. Se l’hai fatto mi dispiace, è una cosa inaccettabile”.
L’annuncio, immediatamente rimbalzato sui mezzi di informazione, ha preoccupato anche il segretario del Pdl Angelino Alfano, che ha chiamato Podestà per capire cosa stesse succedendo. E Podestà ha dovuto gettare acqua sul fuoco, negando di avere intenzione di fare un passo indietro. L’ipotesi delle dimissioni, comunque, ha ammesso Podestà in conferenza stampa, in effetti lo ha già sfiorato: “Io ho ragionato a lungo con la mia famiglia se dimettermi – ha detto – poi ho deciso di non farlo” perché ha prevalso il senso di responsabilità nei confronti dei cittadini e perché “esiste un patto siglato con gli elettori e con il territorio”.
Poi ha lanciato il suo grido d’allarme sui tagli decisi dal Governo: “Noi siamo la Provincia più avanzata, di tradizione asburgica – ha detto – ma non ce la facciamo più” per i tagli annunciati da Roma. “Le risorse cono sempre più limitate. A causa della spending review stiamo smobilitando un patrimonio accumulato in decenni”. “Ci sono degli enti locali che hanno operato un grande sforzo per ottenere meno sprechi e meno disfunzioni ma la logica dei tagli lineari premia chi non ha puntato sull’efficienza e colpisce chi è stato virtuoso”.
Il Governo, ha continuato, “ci obbliga al rispetto del Patto di stabilità interno ma nello stesso tempo ci impone di pagare i nostri fornitori entro 60 giorni. Così le risorse si esauriscono, e quando avremo alienato il nostro patrimonio, mi chiedo come faremo a garantire i servizi essenziali per i cittadini”. Podestà ha anche lamentato la disattenzione del Governo “centralista”, nei confronti degli enti locali e delle “grandi forze politiche, che non si rendono conto delle esigenze del territorio”.
“Stiamo passando da un’ipotesi di federalismo vero a una riduzione della rapprensentanza degli enti locali – ha aggiunto – il neo centralismo sta avanzando sempre di più”. Podestà è contrario anche all’assetto che potrebbe assumere la città metropolitana che dovrebbe sostituire la Provincia e il comune di Milano a partire dal primo gennaio 2014: “Io sono sempre stato per il suffragio universale. Non si può pensare che il presidente della città metropolitana – ha concluso – possa venire eletto da alcuni grandi elettori. Questa legge reprime la democrazia e la rappresentanza”.