Roma, 6 ott. (LaPresse) – Tante polemiche per nulla. Nonostante i pronostici dipingessero l’assemblea nazionale del Pd come una’arena di gladiatori, quella andata in scena oggi all’Ergife di Roma è stata una riunione veloce e indolore che però, in realtà, lascia non pochi interrogativi sulle vere norme che regolamenteranno le prossime primarie del Pd. Con molta probabilità il ‘parlamentino’ ha solo scelto di posticipare il vero scontro e soprattutto non metterlo in scena davanti alle telecamere. Perché i nodi concreti sulle modalità delle primarie non si sono decisi oggi, ma sono stati messi nelle mani di Pierluigi Bersani e verranno portati su un successivo tavolo di discussione con gli alleati. Un unico grande punto è stato segnato, nel più breve tempo possibile: la modifica, provvisoria, allo statuto in base al quale oltre al segretario, potranno essere ammessi anche altri candidati. Nei corridoi dell’hotel infatti, si parlava di ‘deroga pro Renzi’ che l’assemblea ha votato con 575 voti, 8 contrari e uno astenuto. Ora il sindaco di Firenze potrà candidarsi. Una cosa sulla quale il rottamatore ha reso l’onore delle armi: “Renzi si è sempre fidato di Bersani, non si fidava di chi gli stava intorno”, ha detto Roberto Reggi, braccio destro di Renzi, al termine dell’assemblea. “E Renzi aveva ragione – spiega – perché Bersani è dovuto intervenire per fermare chi cercava di bloccare un cambiamento che è inevitabile”.
Stabilito questo, tutto il resto è coperto da dubbi e incertezze e sarà materia di discussione dei prossimi giorni. L’unico casus belli della giornata è ruotato intorno all’iscrizione all’albo degli elettori, uno dei punti più dibattuti con i renziani. Alla fine dell’assemblea Rosi Bindi precisa: “L’iscrizione all’albo degli elettori termina la domenica del primo turno: chi non si è iscritto per tempo non può votare al secondo”. Intorno alle 14 un brivido è passato lungo la schiena dei big quando sono iniziati ad arrivare cinque emendamenti. Uno di questi voleva che “la registrazione per il voto debba avvenire in una sede diversa dal seggio elettorale del voto del primo turno”.
Il testo originario non scendeva nel dettaglio e questo ha fatto salire su tutte le furie i renziani. E’ bastato l’appello di Bersani per far ritirare la proposta e far tornare il sole sull’Ergife. Ma la giornata si è chiusa con molti interrogativi. Due su tutti: il numero delle firme necessarie per candidarsi, e il luogo di iscrizione. Il voto di oggi è stato definito da Bersani “un capolavoro della democrazia”. “Non c’è stato nessuno psicodramma, chi lo voleva dorma tranquillo”, chiosa una soddisfatta Rosi Bindi. Le primarie, forse, iniziano da oggi.