Roma, 5 ott. (LaPresse) – Il futuro dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese potrebbe non essere legato alla produzione di automobili. Il governo, infatti, sarebbe pronto a individuare soluzioni alternative all’automotive, qualora non riuscisse a trovare un produttore auto entro il 31 dicembre. Uno scenario che è emerso al tavolo di confronto che si è tenuto oggi al ministero dello Sviluppo economico tra esecutivo, Fiat, enti locali, sindacati e l’advisor Invitalia, presieduto dal viceministro del Lavoro, Michel Martone. Restano, tuttavia, aperti altri due scenari: un’alternativa alla produzione di macchine e l’insediamento delle società Lima, Biogen e Newcoop nell’area del polo. La dead line di fine dicembre sarebbe stata fissata dal ministero dello Sviluppo economico per evitare di mandare in fumo l’ipotesi dell’ingresso di Lima, Biogen e Newcoop e di altri nuovi soggetti, ad oggi oggetto di valutazione.
Sicuramente a Termini Imerese non arriverà la Dr Motor dell’imprenditore molisano Masimo Di Risio, dato che il governo ha archiviato l’ipotesi in modo definitivo. La ricerca è indirizzata fuori dall’Europa e in tal senso sono in corso contatti con alcune aziende anche per possibilità industriali che non riguardano il settore auto. Al momento, infatti, solo la cinese Chiney sarebbe disposta a produrre macchine nel sito siciliano, ma a condizione di essere affiancata da un partner nazionale, rifiutando invece un impegno diretto. Uno scenario ancora incerto, quindi, a cui i sindacati guardano con preoccupazione. Per il responsabile nazionale del settore auto della Fiom, Giorgio Airaudo, “non ci sono novità ed è grave perchè sono tre anni che i lavoratori aspettano una soluzione”. “Se non ci sarà una soluzione occupazionale per tutti i lavoratori – prosegue – ritorna in ballo Fiat perchè tutti i lavoratori di Termini sono ancora dipendenti di Fiat”.
Vincenzo Comella della Uilm sottolinea che il governo “non ha nulla in mano sulla reindustrializazzione: stanno cercando, ma non hanno notizie”. “Chiediamo – aggiunge – che il governo metta su Termini lo stesso impegno che ha messo sul piano Fabbrica Italia”. Soluzione individuata, invece, per i circa 600 lavoratori esodati dello stabilimento siciliano, che rientrano tra i 55mila previsti dal decreto firmato oggi dal ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Gli esodati potranno andare in pensione con le vecchie regole e il per segretario nazionale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, è “una conclusione positiva” che permetterà ad altri lavoratori di usufruire della cassa integrazione per il secondo anno.