Costi politica, stangata di Monti a regioni e comuni spreconi

Roma, 4 ott. (LaPresse) – I compensi dei consiglieri e degli assessori regionali saranno allienati ovunque a quelli della regione che oggi paga meno. Vietato il cumulo di indennità o emolumenti. La partecipazione alle commissioni permanenti è invece resa a titolo gratuito. Per gli altri organi collegiali il gettone di presenza non potrà essere superiore ai 30 euro. Eliminati vitalizi. Non potranno essere corrisposti trattamenti pensionistici o vitalizi in favore di coloro che abbiano ricoperto la carica di presidente della Regione, di consigliere regionale o di assessore regionale solo se i beneficiari abbiano compiuto 66 anni d’età e ricoperto la carica, anche se non continuativamente, per almeno 10 anni. I finanziamenti e le agevolazioni in favore dei gruppi consiliari, dei partiti e dei movimenti politici vengono decurtati del 50% e adeguati al livello della Regione più virtuosa. I finanziamenti per i gruppi composti da un solo consigliere sono invece aboliti. Tagliare i consiglieri e assessori regionali entro 6 mesi. Ridurre consulenze e convegni, auto blu, sponsorizzazioni, compensi degli amministratori delle società partecipate. Ovviamente d’ora in poi stipendi e controlli dovranno diventare pubblici.

Sono queste le nuove durissime regole che il Governo Monti ha approvato stasera alla luce dei recenti scandali. Il Governo alza la voce, ma non potendo intervenire direttamente sui singoli enti poiché autonomi, minaccia sanzioni da brivido: dal 2013 per le regioni inadempienti al 30 novembre 2012 (oppure entro 6 mesi dall’entrata in vigore del decreto se occorre procedere a modifiche statutarie) in un primo tempo, è previasto l’accantonamento dell’80% dei trasferimenti erariali dello Stato, ad eccezione di sanità e trasporto pubblico locale, e il 5% dei trasferimenti per la sanità. Nel caso in cui l’inadempienza persista è prevista una diffida da parte del Governo e la successiva procedura per lo scioglimento del Consiglio.

Per chi invece il buco l’ha creato si interverrà anche sullo stipendio. Le province e i comuni che abbiano squilibri di bilancio tali da provocare il dissesto finanziario approvano un “piano di rientro” della durata massima di 5 anni per riequilibrare le finanze locali. Il piano di rientro dell’ente locale deve contenere una quantificazione precisa dei fattori di squilibrio e individuare tutte le misure necessarie per la riduzione della spesa e il ripianamento del deficit (tra cui il blocco dell’indebitamento e la riduzione delle spese del personale e delle prestazioni di servizi). La sanzione a carico degli amministratori che hanno contribuito con dolo o colpa grave al verificarsi del dissesto finanziario, oltre al pagamento di una multa pari a un minimo di 5 e un massimo di 20 volte la retribuzione, è l’incandidabilità per dieci anni al ruolo di assessore, revisore dei conti degli enti locali e rappresentante dell’ente locale presso altri enti e istituzioni. Per i Sindaci e Presidenti l’incandidabilità è estesa alle cariche di Sindaco, presidente di provincia, presidente di Giunta regionali, membro di consigli comunali o provinciali, del Parlamento italiano ed europeo.