Roma, 20 set. (LaPresse) – Ho negato ogni addebito e anche l’accusa di aver fatto operazioni illecite. All’indomani dell’interrogatorio fiume, Franco Fiorito, l’ex capogruppo del Pdl in Regione, accusato di peculato, attende. “Abbiamo messo in piedi due scatoloni di documentazione – dice l’avvocato Carlo Taormina – ora tocca agli investigatori fare i loro riscontri”. I pm che ieri lo hanno incontrato in una caserma della Finanza alla periferia di Roma, gli hanno chiesto conto sull’origine di 109 bonifici effettuati, per un importo di oltre 800mila euro, che secondo l’ipotesi d’accusa, Fiorito avrebbe prelevato dalle casse del partito. Inoltre l’ex capogruppo del Pdl ha anche dovuto render conto del suo patrimonio immobiliare: appartamenti a Roma, Anagni, terreni e una villa al Circeo, proprietà di cui, negli ultimi giorni, si era detto convinto di poter dimostrare l’origine tra eredità familiari e mutui saldati di tasca propria. “Secondo me il peculato non sussiste – ha ribadito poi Taormina – perché i gruppi ed i partiti sono soggetti privati, quindi si dovrebbe eventualmente discutere di appropriazione indebita”. E dopo l’interrogatorio di ieri i magistrati hanno decine di faldoni cui mettere mano: fatture, mail e ricevute portate ieri per allontare ogni accusa.