Mestre (Venezia), 6 set. (LaPresse) – Serve un presidente dell’Unione europea eletto direttamente dal popolo, con partiti che esprimano i candidati a livello europeo. E’ l’appello lanciato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano intervenendo a ‘Voci fuori campo’, il festival della politica della fondazione Pellicani a Mestre. Occorre, ha spiegato, “l’identificazione tra la figura del presidente del Consiglio europeo e il presidente della Commissione europea, affidandone in prospettiva la scelta, tra diversi candidati designati al livello europeo dai maggiori schieramenti, agli stessi elettori che votano direttamente ormai dal 1979 per il Parlamento di Strasburgo”. Non solo, ma sarebbe auspicabile, ha aggiunto Napolitano, “già in vista delle elezioni del Parlamento europeo nel 2014” adottare “una procedura elettorale uniforme che consenta lo scambio di candidature e la presentazione di capilista unici tra Paese e Paese da parte dei grandi partiti europei”. Si tratta di proposte, ha sottolineato il capo dello Stato, “realizzabili senza dover neppure modificare i Trattati vigenti”.
In prospettiva occorre andare verso uno Stato europeo federale, ha proseguito, spiegando che questa è l’unica possibilità di uscire definitivamente dalla crisi: “Il radicarsi – ha detto – tra gli investitori e gli operatori di mercato su scala globale della sfiducia nella sostenibilità della moneta unica e della stessa Unione, possono superarsi perseguendo decisamente, e non solo a parole, la prospettiva di una Unione politica di natura federale”.
Altrimenti, ha ammonito, l’Europa è destinata a diventare marginale sul piano mondiale. Il continente europeo, ha ricordato Napolitano, “si avvia a contare solo per il 7 per cento della popolazione mondiale, rispetto a oltre il 20 per cento nel 1950” e “solo per il 10 per cento della produzione globale rispetto al 30 per cento nel 1950. E di qui la conclusione: come singoli Stati europei, saremo misurati non più in percentuali ma in millesimi. Se ci teniamo a dimostrare che gli europei sono importanti per il mondo, dobbiamo operare in stretta unione”.
Il tema di una unione politica dell’Europa, ha continuato il capo dello Stato, “non è più un tabù”, e occorre “che i partiti europei preparino una controffensiva europeista e lo possono fare solo europeizzandosi”. Questo potrebbe rimediare al loro “debole radicamento territoriale”. Perciò devono smettere di “chiudersi in logiche di mera gestione del potere”, cosa che finora ha provocato “un pesante impoverimento ideale” che ha portato a un “infiacchimento della vita democratica”.
Sulla questione è intervenuto anche il presidente della Commissione Ue, Josè Barroso, nel corso di una conferenza stampa congiunta oggi a palazzo Chigi col premier Mario Monti, che ha visto a Roma per parlare di misure anticrisi: “Non dobbiamo temere questa parola, abbiamo bisogno di consolidare una vera unione politica europea”, ha detto. “In Europa non ci può essere solo un’unità economica”, ha aggiunto, spiegando che “l’integrazione è necessaria per assicurare una sorveglianza democratica del processo”.
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