Roma, 26 lug. (LaPresse) – E’ morto questo pomeriggio a Roma Loris D’Ambrosio, 64 anni, stretto collaboratore e responsabile degli Affari dell’amministrazione della giustizia del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nato a Isola del Liri, in provincia di Frosinone, nel dicembre 1947, era diventato magistrato di Cassazione dopo essere stato prima prima pretore a Volterra e poi, dal 1979, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Nel maggio 2006, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano lo aveva nominato suo ‘Consigliere per gli Affari dell’Amministrazione della Giustizia’ e direttore dell’Ufficio che, per il Capo dello Stato, cura tali Affari. A causarne la morte sarebbe stato un infarto. D’Ambrosio, infatti, da tempo soffriva di problemi cardiaci.
Il magistrato nelle ultime settimane era salito agli onori della cronaca poiché alcune sue telefonate con l’ex ministro Nicola Mancino, erano state pubblicate a proposito della presunta trattativa tra Stato e Mafia agli inizi degli anni ’90. Stando a fonti di ambienti politici. A dare l’annuncio della sua scomparsa è stato proprio il presidente Napolitano, con una nota diffusa dal Quirinale. “Annuncio con animo sconvolto e con profondo dolore – ha scritto il Capo dello Stato – la repentina scomparsa del dottor Loris D’Ambrosio, prezioso collaboratore mio come già del mio predecessore, che ha per lunghi anni prestato alla Presidenza della Repubblica l’apporto impareggiabile della sua alta cultura giuridica, delle sue molteplici esperienze e competenze di magistrato giunto ai livelli più alti della carriera” .
Il presidente della Repubblica, nella medesima nota, “insieme con l’angoscia per la perdita gravissima” parla di “atroce rammarico per una campagna violenta e irresponsabile di insinuazioni e di escogitazioni ingiuriose cui era stato di recente pubblicamente esposto, senza alcun rispetto per la sua storia e la sua sensibilità di magistrato intemerato, che ha fatto onore all’amministrazione della giustizia del nostro Paese”. Infaticabile e lealissimo servitore dello Stato lo definisce Napolitano che aggiunge: “è stato coraggioso combattente della causa della legalità repubblicana contro il terrorismo”.
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