Roma, 25 lug. (LaPresse) – “Il 9 luglio vengo convocata dalla procura di Palermo come ‘persona informata dei fatti’. Peccato che i presunti fatti su cui dovrei essere informata li apprendo solo, qualche giorno dopo e con grande abbondanza di dettagli, dai giornali. Ma parlare di fatti è totalmente fuori luogo: paginate e paginate di falsità e insinuazioni per qualificare le quali è perfino difficile trovare gli aggettivi giusti”. Lo afferma Marina Berlusconi, ascoltata ieri dai pm di Palermo in merito all’inchiesta sulla presunta estorsione di Marcello Dell’Utri ai danni dell’ex premier.

“Ma perché la procura di Palermo è interessata a sentire proprio me su questo cumulo di assurdità? – ha ancora aggiunto Marina Berlusconi – Sempre dai giornali apprendo che si parla di un conto cointestato mio e di mio padre, da cui sarebbero partiti due dei bonifici indirizzati a Dell’Utri e a suoi famigliari. Io però di questo conto non ricordo neppure l’esistenza. Faccio le verifiche, e in effetti emerge che è esistito fino a sette anni fa, anche se non ne ho mai avuto la disponibilità e a mia memoria non l’ho mai utilizzato. Che cosa devo andare a dire allora alla procura di Palermo? Che di questo conto non ricordo assolutamente nulla, dei bonifici alla famiglia Dell’Utri tantomeno? Che peraltro non trovo nulla di strano nel fatto che mio padre senta, direi, il dovere etico, oltre che il desiderio, di sostenere un prezioso collaboratore il quale, all’apice del successo professionale, è improvvisamente sprofondato in un incubo che da quasi vent’anni lo costringe a trascinarsi da un tribunale a una Procura, un incubo che gli ha rovinato non solo la carriera ma anche la vita, un incubo che è guarda caso comparso in contemporanea con la discesa in campo di mio padre?”.

“E’ la pura verità – ha ribadito la figlia dell’ex premier – Ma per dire questo è necessario che io debba andare a Palermo, per sentirmi chiedere informazioni che senza alcuna fatica e con molto minor dispendio di energie avrebbe potuto domandarmi un incaricato della guardia di finanza di Milano? E’ necessario che venga interrogata da un gruppo di pm antimafia, e soprattutto che debba espormi a quell’efficientissima gogna mediatica che non riposa mai? Comunque vado non appena possibile, addirittura in anticipo”.

“Nel giro di poche ore – ha spiegato la Berlusconi – sono precipitata nell’inferno mediatico. Nei tg della sera la mia foto si mescola con quelle dei boss e di orribili stragi, tutto tenuto insieme da una parola che mi mette i brividi solo a pronunciarla: mafia”. “Peggio avviene con i giornali di stamane – aggiunge ancora Marina Berlusconi – Ben forniti dai soliti noti ambienti giudiziari di mezze verità e bugie intere, mi descrivono come una teste evasiva o che aveva l’unica preoccupazione di evitarsi problemi. Naturalmente, basta leggere il verbale della mia deposizione (a quando le fotocopie da parte degli ambienti giudiziari?) per rendersi conto che non è vera nè l’una né l’altra cosa. Ma intanto il marchio è impresso, la trappola infernale è scattata: ovviamente non puoi dire di sapere cose che non sai, ma se dici di non saperle ecco che diventi sulla stampa una teste vaga, con tutti i peggiori sottintesi possibili. Eccola qui l’alternativa folle, assurda, inaccettabile: o menti, raccontando quello che da te si vorrebbe sentire anche se non è vero, o dici la verità e allora cominciano a circondarti il sospetto e le insinuazioni. E ricordiamoci che stiamo parlando di quanto c’è di più terribile, la mafia. E’ evidente che anche questa storia, come tutte quelle che ci scagliano addosso da vent’anni, finirà nel nulla. Con l’unico risultato possibile: nessun collegamento con le cosche, assoluta correttezza e trasparenza”.

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