Milano, 23 lug. (LaPresse) – Tre ore di confronto per misurarsi sul registro delle unioni civili. Un dibattito che divide laici e cattolici all’interno del consiglio comunale di Milano. Il capoluogo lombardo, in attesa di una normativa nazionale sulle unioni civili, prova a fare uno salto in avanti, andando incontro anche alle coppie gay. la delibera sul registro delle unioni civili, per il sindaco Giuliano Pisapia “ripristina un livello di uguaglianza che è il minimo” che si possa dare ai cittadini. Un tema molto caro al sindaco, che ne aveva fatto un punto fondamentale del proprio programma elettorale. Al termine della discussone generale sulla delibera di tre articoli che istituisce il registro delle unioni civili sono 51 gli emendamenti presentati dai vari schieramenti che siedono sui banchi di Palazzo Marino. La Lega Nord ha chiesto di apportare 21 modifiche al testo, una ventina gli emandamenti dal Pdl, 3 arrivano dalle file del Pdl, 7 da Fli e uno dai Radicali. Al centro del dibattito soprattutto il concetto di ‘famiglia anagrafica’, troppo simile per Lega e per i cattolici del Pdl al concetto di famiglia tradizionale, da salvaguardare ad ogni costo. E domani nell’aula del consiglio comunale la discussione riprenderà proprio da qui.
Pd e Pdl hanno lasciando libertà di coscienza ai propri iscritti. Tra i banchi dell’opposizione è Giulio Gallera, consigliere Pdl ad essere portavoce dell’area liberale del partito. “Non c’è una natura di serie A o B o chi ha più natura di altri – dice Gallera – Io voglio giocare una partita di coraggio. Decido di non considerare questo una battaglia di Pisapia o una vittoria della maggioranza” ma un provvedimento “di evidente valore simbolico” con cui “la politica può dare un messaggio forte non arroccandosi su posizioni ideologiche”. Questa, secondo Gallera, è una occasione in cui “la politica può superare gli steccati ideologici, comprendere le ragioni degli altri – ha detto – e dare un messaggio forte. Non è giusto pensare che le coppie omosessuali non abbiano gli stessi diritti degli eterosessuali” e se “per le coppie eterosessuali questo registro potrebbe essere inutile, per le altre non lo è”. Il consigliere Pdl, che vorrebbe portare questa battaglia in Parlamento, aggiunge che “è sbagliato arroccarsi sul non riconoscimento di una realtà”.
La proposta è quindi eliminare dal testo “l’assimilazione fra coppie di fatto e famiglia naturale, perché può generare messaggi distorsivi, ma dall’altro chiediamo a tutti di riconoscere con forza questi diritti”. In questo senso va dunque l’emendamento che mira a stralciare il riferimento alla ‘famiglia anagrafica’ che i cattolici del Pd sono pronti a votare. Chi invece dice no al registro è il capogruppo del Pdl, Carlo Masseroli, che vorrebbe che i diritti delle coppie di fatto e omosessuali fossero portati all’attenzione del governo. “Stiamo dibattendo uno strumento amministrativo che non ha efficacia – ha spiegato -; se si vuol discutere del riconoscimento di diritti io ci sto. Ma non ci può essere equiparazione tra famiglia naturale e coppia di fatto, sono due cose oggettivamente diverse”. Sulla stessa scia la Lega, che vorrebbe l’amministrazione impegnata nel sostegno delle famiglie, mentre a difesa dell’iniziativa si sono schierati Pd (o almeno una parte), Sel, Sinistra per Pisapia, Idv e Movimento a 5 Stelle. “Non c’è dubbio – ha detto la capogruppo del Pd, Carmela Rozza – che stiamo parlando del diritto per gli omosessuali di essere riconosciuti come coppia; perché gli omosessuali questo diritto non ce l’hanno, non gli viene riconosciuto”. Le sedute di domani e giovedì, che hanno all’ordine giorno proprio il registro delle unioni civili, dovranno limare il testo normativo proprio su queste divergenze.